Tour
Acustico - rassegna stampa
Ivano Fossati, pacifista acustico
Il cantautore genovese
stasera in concerto all'Ambra Jovinelli
Quando,
durante il concerto, Ivano Fossati racconta che questa sua idea di tournèe
teatrale gli è venuta pensando al teatro del sud-est asiatico, non intende
sfoggiare un riferimento culturale a effetto - cosa di cui più volte taluni lo
accusano: di fare un po' troppo il «professorino». Intende, molto
semplicemente, dare delle precise coordinate artistiche. Il rimando al «teatro
del vedere attraverso», in voga a fine `800 in Laos e Cambogia, significa
anzitutto sottrazione. In quel
teatro, gli attori erano poveri, le scenografie ridotte all'osso. Tutto
era minimale. Qui, la povertà - inseguita – è un tramite, secondo l'autore, per riscoprire il suono naturale, la voce nuda, la canzone,
liberata da tutto ciò che è o sembra orpello. Da qui la riscoperta di suoni
dimenticati come la mandola, e sonorità improbabili (ma a loro modo armoniche)
come il girare di una ruota di bicicletta. Questo tour acustico, il primo di Fossati,
stasera a Roma (Teatro Ambra Jovinelli), segue l'idea di «leggerezza pensante»
di Lampo viaggiatore. La scaletta, però, non recupera molti brani
dell'ultimo lavoro. Fanno la loro apparizione solo Pane e coraggio, C'è
tempo, Il bacio sulla bocca e Cartolina. Il resto sono brani del
passato. Ci sono esclusioni pesanti, volute, spesso appartenenti
a una poetica dell'«amore sofferto» che oggi l'autore non sente vicina
(Carte da decifrare, La costruzione di un amore). Ci sono brani
immancabili, come Una notte in Italia, I treni a vapore, la travolgente Discanto
(qui al suo massimo) e la finale, catartica La musica che gira intorno,
in cui Fossati torna a imbracciare - non senza ironia - la chitarra
acustica.
Piacciono alcuni recuperi, come Vola. Funziona Piccola serenata diurna
(di Sivio Rodriguez, tradotta e adattata per la Mannoia nel `92), non può
non colpire La pianta del tè. Un altro picco coincide con L'uomo coi
capelli da ragazzo, qui rarefatta, struggente. Stupisce la presenza de Il
ragazzo della via Gluck, che Fossati finisce col plasmare a sua
immagine.
Di questa tournèe si ricorderanno molte cose. Il lavoro mostruoso fatto per
mutare, fino allo stravolgimento, gli arrangiamenti originali. L'«allegrezza» dell'autore,
la bravura dei musicisti (c'è anche un vibrafono), la «violenza» pacifista
con cui recita la sua traduzione da Boris Vian de Il disertore. Ma
se dovessimo scegliere un solo momento, ci pare che ciò attorno a cui tutto
ruota è Smisurata preghiera, il brano scritto nel `96 con Fabrizio De
Andrè.
Andrea Scanzi (Il Manifesto, 4 dicembre 2003)
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SUONI. ACUSTICA E ORIENTALEGGIANTE, UNA TOURNÉE «PER NIENTE FACILE»
La
canzone? Una pellicola sottile che ci fa vedere ciò che non c'è Il tour di
Fossati si ispira al teatro delle idee del Sud-est asiatico
di
Andrea Scanzi
L'unico
rischio, del nuovo tour di Ivano Fossati, è che si finisca col parlare
soltanto de «Il ragazzo della via Gluck». Che, seguendo il taglio
nostalgico-passatista di Mollica, stampa e pubblico si soffermino unicamente
sull'idea, curiosa e spiazzante, di recuperare - per poi riproporlo "alla Fossati"
- un brano molto distante dalla produzione del cantautore genovese. Sarebbe un
peccato, perché in questa tournée ovviamente teatrale e insolitamente
acustica, iniziata ufficialmente venerdì 14 al Ponchielli di Cremona e
destinata a durare almeno fino alla fine di febbraio (stasera al Teatro Sociale
di Como, domani a Novara, mercoledì a Pisa, venerdì e sabato a Rimini), c'è
molto di più. "Acustico", per Fossati, non vuol dire
allontanarsi momentaneamente dalla tecnologia. Significa, più ancora,
riscoprire il suono naturale, la voce vera e nuda, il fascino degli strumenti
dimenticati (la mandola) e di quelli impropri
(ruote di bicicletta). Chi era a Matelica, per le due anteprime fuori
calendario di martedì e mercoledì scorso
(qualcosa di molto simile ai numeri zero nell'editoria), si è reso conto
di quanto radicale sia stato il processo di mutamento attuato da Fossati.
E' un tour "antico", profondamente impegnativo nella sua vocazione
alla leggerezza. Il rimando, suggerito dall'artista, è al «teatro del vedere
attraverso», un modo di mettere in scena l'arte in voga alla fine
dell'Ottocento nel sud-est asiatico, nel Laos e nella Birmania. Un «teatro
delle idee» dove gli attori erano itineranti e poveri, i costumi e le
scenografie ridotte all'osso, necessariamente scarne. Il minimalismo, lì
obbligato e qui inseguito, portava alla riscoperta integrale dell'arte, di
un'emozione non più mediata da orpelli o finzioni: da qui, appunto, lo svelarsi
della "voce nuda", del "suono naturale". Fossati ha
cercato, aiutato da un gruppo di musicisti di altissimo livello (compare anche
un vibrafono, vecchio sogno del cantante), di ridurre - mediante un
delicatissimo processo di sottrazione sonora - la forma canzone a «uno strato
sottile di pellicola», attraverso cui vedere, e immaginare, «ciò che non c'è».
Sul palco, d'impronta orientaleggiante, Fossati non sembra «l'uomo per
niente facile» dietro cui si è a lungo nascosto (o, più verosimilmente,
dentro al quale lo ha costretto la critica). Al contrario, si mostra divertito e
divertente. Conscio della propria forza sul palco, indugia sul fascino della
voce, estrapola passaggi di romanzi, racconta aneddoti sul suo passato di
flautista nel «Teatro della Tosse» della metà degli anni Settanta, quando
accompagnava gli spettacoli di burattini per i pazienti dell'Ospedale
Psichiatrico di Genova. Da lì nacque «L'uomo coi capelli da ragazzo»,
riproposta con un esile arrangiamento pianoforte-mandola (uno dei momenti più
suggestivi). Incantano la povertà di «Vola», poco più che solo voce,
e la forza d'urto de «La pianta del tè», «Discanto». E la
complessa «Smisurata preghiera», recuperata da «Anime salve».
Recupero significativo: per Fossati, tutto il disco avrebbe dovuto
suonare come quel brano, «innovativamente». De André scelse
altrimenti, proseguendo sulla strada etnica di «Creuza de mà» e «Le nuvole».
Nessun litigio, soltanto un''idea diversa di musica. Fossati alterna
classici - «Una notte in Italia», «C'è tempo», «I treni a
vapore», «Mio fratello che guardi il mondo», «Il bacio sulla bocca» - e
brani meno noti - «Notturno delle tre», «La barca di legno di rosa», «Piccola
serenata diurna» (scritta per la Mannoia nel '92). Esclude, senza
sentirsi in colpa, «Lindbergh», «Carte da decifrare» e «La costruzione
di un amore». Guarda suo figlio Claudio, batterista, suonare
bicchieri in «Cartolina»; balla quasi in «Terra dove andare»;
swinga con gusto «Il ragazzo della via Gluck». Imbraccia, infine, la
chitarra acustica, nella conclusiva e allegrissima (al limite della catarsi) «La
musica che gira intorno».
Inevitabilmente, dal loggione, c'è qualcuno che gli grida se la chitarra la
sappia suonare ancora. Lui fa no col dito, e non scherza poi molto: quella
acustica, non la suona dalla metà degli Ottanta. Rispetto alle prime idee,
dalla scaletta sono state escluse - per ora – due cover significative. La
prima è del Gaber romantico Anni Sessanta, «Chissà dove te ne vai»,
fatta quasi esclusivamente al piano. La seconda, «American Tune», l'ha scritta
Paul Simon. E' un brano del '73. Il passaggio centrale, ciò che ha
colpito Fossati, fa così (traduzione libera): «E ho sognato di morire/
Ho sognato che la mia anima si librava inaspettatamente/ Poi si girava e mi
guardava, rassicurandomi con un
sorriso/ E ho sognato di volare/ e dall'alto del cielo i
miei occhi potevano distintamente vedere/ la Statua della Libertà che se
ne andava via, verso il mare». Per Fossati, oltre alla libertà, sta
scomparendo anche il senso morale. La coscienza. E' per questo che ha deciso di riproporre «Il disertore», tradotta undici anni fa
da Boris Vian. In questo tour, Fossati non la canta: la recita.
Sospinto appena da una ritmica lontana. E' il momento più teatrale del
concerto. E non è un caso che l'autore, qui vicinissimo alla platea, si
soffermi con forza sui passaggi più "violentemente pacifisti".
Passaggi che, di fronte a ciò che è stato e sarà Nassiriya, fanno ancor più
male.
(Il Riformista, 17 novembre 2003)
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Fossati, la sostenibile leggerezza della canzone
Ivano preparara a Matelica il
concerto acustico che porterà in tour nei teatri italiani, debutto al
Ponchielli di Cremona il 14 novembre. "L'intenzione è di ridare ai brani
il loro peso specifico iniziale, spogliandoli di sovrastrutture".
L'intervista
di Enrico Deregibus
La notizia che Ivano Fossati sta per partire con una nuova tournée ne
contiene altre due. Una è che il prezzo del biglietto sarà calmierato,
l’altra che i concerti saranno "acustici", nel senso che non
verranno utilizzati computer e tecnologie varie che spesso forniscono ai
musicisti una rete di protezione che il pubblico non vede. Il tour partirà
ufficialmente dal Teatro Ponchielli di Cremona il 14 novembre, per fermarsi ad
Asti il 13 dicembre e ripartire in gennaio. Fossati sta ultimando le prove al
Teatro Comunale di Matelica, ci pare in gran forma. Risponde alle nostre domande
con il sorriso e spesso il riso dentro la voce.
Come stanno andando le prove?
In piena felicità, bisogna proprio che usi questo termine. Perché sono
circondato da gente nuova e - è persino banale dirlo - quando si riparte con
nuove compagnie c'è sempre una sorta di piccola euforia, più o meno
giustificata. Ma sono sicuro che i cambiamenti siano una medicina che fa bene e
infatti lo sto sperimentando.
Il tour partirà dal Teatro Ponchielli dove vennero registrati i due storici,
e stupendi, dischi dal vivo. Anche per questo tour esiste la possibilità di
trarre un live. Non c'è il rischio di un confronto?
Se mai questo disco si farà - per ora non so ancora, stiamo vedendo - vorrei
che fosse il numero tre, a distanza di dieci anni. Non vorrei che fosse in
concorrenza con i primi due, ma che fosse proprio il terzo capitolo di quella
storia. E il fatto di ripartire anche questa volta dal Ponchielli, che fu un
momento felice, mi piace molto, mi sembra di buon auspicio.
Il prezzo
biglietto sarà contenuto. Una domanda cattivella: quanto conta il fatto che
nella scorsa tournée c'erano state lamentele per il prezzo alto?
Non è affatto cattiva la domanda! E ti rispondo che conta. Non voglio
assolutamente caricare su qualcuno colpe che in realtà non ci sono, ma
semplicemente ci siamo resi conto che forse era il caso di ridimensionare un po'
le cose, in considerazione non soltanto dei miei concerti personali ma
dell'andamento generale. Nessuno va a teatro da solo e mi sembra indelicato e
forse anche incongruo costringere le persone a spendere 200mila delle vecchie
lire in due per vedere un concerto. Ci abbiamo pensato molto e abbiamo capito
che un tentativo si può fare; ci stiamo semplicemente provando, non è detto
che funzionerà. Può darsi che incontreremo problemi, non lo sappiamo ancora.
Però il tentativo lo vogliamo fare. Ho notato una buona volontà attorno a me.
Le persone si sono dimostrate sensibili, si sono date da fare. Proviamo.
L'Ivano Fossati che ha sempre
avuto fama di essere molto riflessivo, molto razionale, riguardo al nuovo tour
ha spiegato che spera che "in questo spazio lieve le canzoni e le musiche
tornino ad avere il loro originario peso specifico, quello del momento in cui
furono composte, piccole, trasparenti e sbilenche come filastrocche per
bambini".
Mi pare che la solarità che si avverte nell'ultimo album, 'Lampo
viaggiatore', continui a essere un filo che si srotola anche in questi nuovi
concerti.
Speriamo che non sia segno di senilità, che non sia una di quelle felicità
tipiche degli anziani! Però direi di sì. In questo concerto ci sono canzoni
anche meno leggere, però è l'intenzione con cui le portiamo sul palco che è
diversa, che non è professorale. Insomma, le canzoni parlano da sole, non c'è
bisogno né di spiegarle né di appesantirle. Noi abbiamo cercato di fare tutto
quel che è possibile per riportarle al loro stato iniziale di canzone semplice,
anche quando, in qualche caso, ci sono dei testi un po' più complessi. Abbiamo
fatto di tutto per spogliarle di sovrastrutture colte o pseudo-colte. E'
un'operazione che mi sembra necessaria, almeno per me, in questo caso e in
questo momento.
C’era l'idea
di un progetto insieme a Fiorella Mannoia. A che punto siete?
(sorride) Guarda, è una cosa che è sempre un po' sospesa. Nel senso che esiste
sempre, è un'idea che non viene mai archiviata ed è possibile che più o meno
a sorpresa prima o poi ci decideremo. In questo momento non è previsto, ma è lì.
Sta sia nel mio cuore che in quello di Fiorella.
C’è ancora l'intenzione di tornare a fare album strumentali dopo Not One
Word?
Spero proprio di sì, anche perché considero quel disco uno dei passaggi più
importanti per me. Mi piacerebbe farlo e lo farò, ma questi sono progetti che
non hanno scadenze e fortunatamente non c'è il tempo che preme. Quando avrò un
numero sufficiente di idee, di temi musicali e mi sembrerà il caso, allora
vorrei continuare. La musica senza le parole mi piace almeno quanto quella con
le parole, le canzoni.
Se la
incaricassero di redigere un'enciclopedia sulla canzone italiana, cosa
scriverebbe alla voce Fossati?
E' questa la domanda cattiva, non quella di prima! Non lo so davvero. Forse
fingerei di essere l'autore di quella voce, ma incaricherei di buon cuore
qualcun altro di scriverla per me.
(da Kataweb, 11
novembre 2003)
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Il circo acustico della canzone d'autore: Ivano Fossati riparte in tour.
Ivano Fossati: concerti alla ricerca di "un suono naturale"
di
Giorgia Fazzini
Pubblicato
il disco "Lampo viaggiatore" a febbraio, girati i teatri
in primavera con uno spettacolo capace di rispolverare vecchie perle, saltato il
tour estivo come invece "copione d'artista" vorrebbe; Ivano Fossati
torna ora sul palco e promette un concerto acustico davvero particolare.
Fossati
ha proprio voglia di tenersi il sorriso sulle labbra, quello contento che
pervade tutto "Lampo viaggiatore" e quello
libero e propositivo con cui ha portato in giro per i teatri, fra marzo e aprile
2003, un concerto che annoverava un gruppo nuovo e alcune vecchie canzoni, come
"Confessione di Alonso Chisciano" o "L'amante",
che difficilmente ci si sarebbe aspettati. Il sorriso continua e si fa pratica,
pare, perché la tournee che sta per cominciare non sarà solo acustica (e già
si fa un bello scarto dal mood di "Lampo viaggiatore") ma avrà
un umore del tutto giocattolaio, sperimentale e antico.
"L'idea
- dice Fossati - non è semplicemente basata sull'allontanamento
temporaneo dalla più sofisticata tecnologia, che mi ha accompagnato nelle
esibizioni dal vivo di questi ultimi anni, ma anche dal desiderio forte e
dichiarato di sentirci nuovamente immersi e affiancati dalla voce vera, nuda e
perfino antica degli strumenti
musicali, da quello che si potrebbe chiamare senza enfasi il suono
naturale".
Non
viene difficile crederlo, si sa che il musicista ligure nutre profondo rispetto
per le tradizioni popolari e ama il jazz,
"L'idea
musicale che ruoterà attorno alle canzoni - continua Fossati - vorrei che fosse
leggera, fatta di piccoli giochi e ricerche sonore: l'uso di strumenti musicali
impropri, oggetti di uso comune, cineserie e altro ancora di buffo. Da
"teatro delle idee" o forse per meglio inseguire un mio antico e
personalissimo sogno si potrebbe chiamarlo da "circo immaginario".
Ecco, spero che in questo spazio lieve le canzoni e le musiche tornino ad avere
il loro originario peso specifico, quello del momento in cui furono composte,
piccole, trasparenti e sbilenche come filastrocche per bambini, non ancora
sontuosamente vestite dei panni ricchi dell'orchestra virtuosa e della
tecnologia infallibile".
Ci
piace, ci piace un sacco. Il potere del desiderio elastico, l'immaginifico
dell'infanzia che troppo spesso si tende a mettere nei cassetti, quando gli
impegni adulti ci pressano il respiro e la fantasia. Fossati che molti credono arzigogolato nei pensieri, serio(so) nelle costruzioni, si sa
che invece il sogno lo innaffia spesso, fra ombre e luce.
L'autore ha inoltre dichiarato l'impegno affinché i prezzi dei biglietti ai
suoi concerti siano contenuti. Sottoscriviamo il suo post-it d'intenzioni -
nella speranza si realizzino sul serio - con un sonoro "sarebbe ora".
La parola Euro ha davvero tagliato le vene delle mani al portafogli, riducendo
la musica ad un altare di sabbia che si scioglie tempo un paio di mareggiate.
Non ha senso che i prezzi di dischi e concerti siano così feroci per le tasche
della gente, il gesto di Fossati è un buon segno ma non dovrebbe destare
scalpore, bensì essere una presa di posizione doverosamente dilagante.
Il tour ha come date-zero l'11 e 12 novembre in quel di Matelica (cittadella
marchigiana dove si son svolte le prove) e varo ufficiale il 14 al "Ponchielli"
di Cremona, il fantomatico teatro in cui, esattamente dieci anni fa, Fossati
registrò i due dischi dal vivo - che al momento rimangono il migliore biglietto
da visita vogliate presentare per farne conoscere la produzione.
Siamo troppo sognatori se immaginiamo che l'occasione, offerta sul piatto
d'argento dal decennale e da un tour così 'speciale', sia un buon motivo per
registrare e quindi dare alle stampe un nuovo disco dal vivo? Orecchie aperte,
staremo a vedere. E a teatro portatevi un sorriso d'avanzo.
(da CNNItalia, 11
novembre 2003)