t
a z e b a o
una piccola, parziale raccolta di
messaggi lanciati nella rete
dai naviganti della mailing-list e del sito su Ivano Fossati
RITROVARSI
Quante coincidenze! Quasi fossimo, chi più, chi meno,
scaldati dallo stesso fascio di luce (quella del sole del Mediterraneo, che da Lisbona
arriva a Genova e poi prosegue per tutto lo stivale, ad illuminare un pò qua un pò la,
un pò su, un pò giù!) Anchio sono innammorato della letteratura ed in genere
della cultura portoghese. (Ma anche di tutto ciò che riguarda la cultura del nostro
Mare). Ascoltando le parole ed i suoni di Fossati, leggendo le parole di Pessoa, o
immergendomi nella malinconia di un fado, ma comunque spostandomi lungo la linea disegnata
dal Meditterraneo, ho limpressione di leggere lo stesso libro (ed i suoi infiniti
capitoli), o di camminare attraverso una pinacoteca di immagini che sfuma lievemente,
avvertendo un medesimo filo conduttore. (Pensate ad esempio come sono simili i suoni della
lingua portoghese e del dialetto genovese). A dire il vero è questa similitudine
dimpressioni che mi ha avvicinato alla musica di Fossati, le immagini i colori, le
storie che ho trovato in Discanto e ne La Pianta del te, la stessa luce che scalda Creuza
de ma, (che io ritengo un capolavoro assoluto, dove si canta questa luce). Non so, non
vorrei delirare, ma mi accorgo, leggendo le parole di tutti voi, di scorgere le mille
sfumature di queste impressioni, come se muovessimo alla ricerca di un qualcosa, una brama
che nasce da una stessa comune sorgente e che ognuno percorre nella propria unicità di
espressione. Questo, a dire il vero, oltre ad essere meraviglioso, mi rende entusiasta.
DOPO UN CONCERTO
Passato l'effetto della serata di ieri (molto simile ad una sbornia) oggi mi sono
riascoltato le nuove canzoni di Ivano. Ascoltando " treno di ferro " mi sono
ritrovato (lo scrivo con un pizzico di vergogna, ma non troppa) improvvisamente con le
lacrime agli occhi. E' questo il miracolo che Ivano perpetua da tanti anni, album dopo
album, canzone dopo canzone: riuscire a farmi commuovere fino alle lacrime con una
canzone, una delle cose per cui vale la pena vivere, secondo me.
MOMENTI IMPORTANTI
Sabato 19 Ivano Fossati sarà in concerto a Bari. Io ci sarò. Ed accanto a me ci sarà la
mia donna. Che ho sposato tre anni fa. Sulle nostre partecipazioni di nozze, un cartoncino
beige, ruvido, c'era scritta questa frase: "La costruzione di un amore/mi piace
guardarla salire/come un gattacielo di cento piani./Ad ogni piano c'è un sorriso/per ogni
inverno da passare,/ad ogni piano un paradiso,/da consumare."
Io ci sarò sabato. E forse le luci si spegneranno. E forse lui siederà al piano e
canterà quella canzone. E lei mi stringerà la mano forte. Così come mi stringeva tre
anni fa. Mentre ballavamo. Forte.
INTUIZIONI
A volte, spesso anzi, ho perso ore in cervellotiche interpretazioni dei testi di Ivano.
Solo per rendermi conto, grazie ad una "illuminazione", a un suggerimento
esterno, alle parole dello stesso autore, che quei testi apparentemente cosi oscuri
nascondevano semplici, ma profonde, riflessioni che hanno il respiro della verita.
IN LONTANANZA
A letto, per una maledetta influenza, mi arriva nella penombra della stanza il suono di
una musica dolcissima, che qualcuno nel mio condominio sta ascoltando. Forse e' l'assenza
di difese, o il fisico sfibrato, ma avverto uno struggimento e una leggerezza rare in
queste note, che mi rapiscono ma che non riconosco subito. Poi, in un lampo, metto a
fuoco, comprendo: e' l' ultimo Fossati, che ho sentito e risentito tante volte in questi
giorni! Da lontano e' ancora piu' suadente, ancora piu' essenziale e misterioso.
DIMOSTRAZINI D'AFFETTO
A Verona ( primi di Settembre ), era una delle 5 date PER LA BELLEZZA, a metà concerto
una fortissima pioggia "di stravento" creò un fuggi-fuggi generale, tutti i
musicisti furono costretti a scappare nel backstage, il più sfortunato fu Stefano Melone,
costretto ad inzupparsi da capo a piedi per coprire la sua costosissima strumentazione.
Concerto finito, sentenziò una laconica voce da un microfono. Invece dopo secondi
riapparve Ivano che, sfidando ogni sorta di malanno e probabilmente anche le ire di Adele
Di Palma ( la sua manager, comprensibilmente preoccupata ), eseguì altri tre brani da
solo al pianoforte. Quei pochi minuti regalati, quella dimostrazione di rispetto ( mi
piace pensare anche di amore ) nei confronti del proprio pubblico, per quanto mi riguarda
sono stati più emozionanti di tutti gli altri concerti messi insieme. Un momento che non
dimenticherò. Mai più.
DA FABRIZIO
E' solo da pochi giorni che faccio parte di questo splendido gruppo, ma mi trovo già
immerso in una miriade di vostri messaggi.E' semplicemente fantastico constatare la forza
che ha Ivano nel riunire un così gran numero di persone.Al contrario di molti di voi,
fans inveterati ormai da anni, io, SFORTUNATAMENTE, mi sono avvicinato a lui solo dopo
l'uscita dell'eccezionale "Anime Salve" con la sua superba collaborazione
nell'album di Fabrizio. Ebbene sì, sono giunto al punto di confessare che la mia idolatria e
il mio amore spassionato per il grande Faber, mi impediva di riconoscere il valore degli
altri, che pure li aveva vicinissimi. Oltre ad Ivano mi sono accostato, sempre grazie a Fabrizio,
ad un altro, che personalmente considero il maggior cantautore rock oggi in circolazione
nel panorama italiano, che è Massimo Bubola ( qualcuno di voi lo conosce?).
Considerandomi quindi un novello fan, ho bisogno del vostro aiuto per aiutarmi ad
approfondire le mie conoscenze sul "Poeta" in modo da rendere per me meno amara
la "partenza" di chi, tuttora, considero uno dei più influenti maestri della
mia vita: Fabrizio de André.
E RITORNO
Invece, a me, è capitato il contrario. Proprio grazie allo stupendo "Anime
salve" mi sono avvicinato al compianto Fabrizio, che da un paio d'anni mi sta
regalando emozioni bellissime, anche se mi rattrista molto il pensiero di non aver mai
assistito ad un suo concerto. Fabrizio, comunque, per me, è più vivo che mai...
RITROVARSI (SECONDA PARTE)
Ti scrivo per ringraziarti e per dirti che condivido il tuo entusiasmo. Questa
mailing-list è davvero molto carina e per quanto riguarda la mole di messaggi...cosa ti
posso dire? Secondo me è un fatto molto positivo perché, come ho già detto in altre
occasioni, fino ad ora non avevo mai avuto l'opportunità du scambiare idee, opinioni ecc.
a proposito di questa musica, la vivevo sempre in modo molto solitario...
AFFINITA'
Alcune affinità musicali sono chiare ma ancora più evidenti sono altri tipi di
legami: Ivano e Peter Gabriel sono legati, ad esempio, da un'insaziabile curiosità, la
serietà, il rigore. Riescono ad essere innovativi e comunicativi nello stesso tempo e
sanno fare scelte coraggiose: penso alla sfida lanciata da Peter alla sua casa
discografica (perchè attendere quasi 10 anni per avere un nuovo album non credo faccia
molto piacere alla Virgin), o al bellissimo e provocatorio concerto di Ivano a Fano
(luglio '99, per la rassegna curata da Battiato). Sono musicisti che non possono essere
etichettati, fanno un genere a parte: non è rock, non è pop, o world music... Mi
ricordano certi registi, dotati di un loro tocco personale, riconoscibile dal primo
fotogramma: gente come Nanni Moretti, Woody Allen, Carlo Mazzacurati (grande amico di
Ivano, sempre a proposito di affinità...) Stanley Kubrick, Wim Wenders... Artsti la cui
personalità è fortemente visibile nelle loro opere, ma che rendono ogni loro lavoro
nuovo, diverso...Cosa rara di questi tempi...
EMOZIONI E
CANZONI
Ci sono modi diversi per affrontare il dolore. Quando capita a me, masochisticamente, non
aspetto. So benissimo cosa fare: vado a cercare quella canzone che piu' si adatta al
momento, cerco un po' di solitudine, e la ascolto, al buio, in silenzio, lasciandomi
trasportare. Non mi capita solo quando soffro. Succede anche quando mi infurio per le cose
che capitano. Sensazioni diverse mi hanno fatto e mi fanno cercare queste canzoni: Carte
da decifrare, Smisurata preghiera, Naviganti, Lunaspina, E parlo ancora di te, Piccola
serenata diurna, All'ultimo amico, Sigonella, E non finisce mica il cielo, Mio fratello
che guardi il mondo, ma anche altre che in questo momento non mi vengono in mente ma che
mi chiamano con molta chiarezza all'occorrenza.
La confusione emozionale è il mondo dietro un vetro appannato. La canzone di Ivano è quel candido panno che passa e rivela tutto. Capire è veramente importante per vivere. Lentamente, cullata dalla musica quella piccola cicatrice nascosta sotto i vestiti guarirà.
Sentire il dolore, riconoscerlo, significa essere vivi e presenti a se stessi, sembra un'assurdità, una crudeltà, ma soltanto vivendo fino all'ultima goccia TUTTO IL DOLORE che una persona ha dentro, tutta la rabbia, la delusione, la voglia di spaccare tutto, di urlare e poi di piangere come un bambino piccolo che non può più essere protetto dal dolore...soltanto dopo si può guarire, e ricominciare a vivere, con quella piccola cicatrice nascosta sotto i vestiti. La musica, la poesia, aiutano a dare un senso al nostro dolore, nel senso che ci aiutano a trovare quelle parole esatte che lo spiegano (come una tovaglia che si apre per ricadere su un tavolo) al nostro cuore. In questi momenti, forse, restare soli fa bene ed è necessario, in un certo senso. Poi, però, la compagnia dei buoni e veri e sinceri amici, un braccio sulla spalla, una telefonata per sapere come va... un'attenzione, una parola, un invito, che si vede che sono stati fatti e pensati per te, per farti stare meglio... non c'è regalo più grande, nè medicina migliore.
Ma perché una canzone - o un'opera d'arte in generale - deve per forza avere in qualche modo da fare con il dolore? Certo anch'io, nei miei momenti tristi, ho trovato nelle canzoni di Fossati, e nelle sue parole, un'espressione chiara, a parole, di qualcosa che sentivo dentro e che non avrei saputo dire. Ma in generale, o più spesso - per fortuna! - non è per "spiegarmi" il dolore che sento questa musica - o un'altra.... è soprattutto per raccontare a me stessa e capire meglio un momento della mia vita, magari un momento positivo, di passione, di rinnovamento o così... Mi emoziono perché sento che quelle parole mi danno forza poiché descrivono un mio stato d'animo in tutte le sue sfaccettature e soprattutto nel momento della reazione al dolore o alla sofferenza. Se proprio non vogliamo parlare di gioia, almeno di... come dire? "reazione appassionata" anche, eventualmente, a un momento di sofferenza. Forse si può parlare di dolore anche nel senso di un tendere verso qualcosa, magari anche soffrendo, non so...
Credo che la serata del Festival di Sanremo in cui Ivano in casacca bianca e flauto in pugno è apparso con il suo vocione e la sua grande personalità cantando l'inno all'amore Jesahel sia stata per me, allora dodicenne represso, la vera svolta umana ed artistica della mia vita. Dopo ho suonato flauto e chitarra, ho viaggiato e conquistato donne, ho finto di essere poeta e scrittore, pubblicando persino due libri. Tutto perchè ho visto i Delirium a Sanremo...
Forse "Carte da decifrare" è la canzone che amo di più perché mi ha toccata nel centro del dolore che stavo vivendo: ricordo la prima volta che l'ho sentita, ero in macchina da sola e ho dovuto accostare per lasciarmi piangere. Più tardi ho potuto riscoltarla con una serenità ritrovata e continuo a trovarla, ogni volta, veramente magica...
RITROVARSI (TERZA PARTE)
Questa mailing list è un passaggio di emozioni, immaginazioni, poesie, un "diario a
più voci" che io trovo sincere, intime, autentiche. Rispettiamo quest'angolo, come
fosse il luogo segreto - o conosciuto da pochi, di un giardino dove piace andare a sedersi
per leggere, scrivere, conversare con gli amici, perchè è prezioso, e perciò necessita
di molta cura ed attenzione ed affetto...da parte di tutti.
SAN GIORGIO E IL CAVALIERE
Riguardo al verso di "Iubilaeum Bolero" di cui parlavamo in questi giorni mi
sono fatto un' idea forse strampalata, ma che potrebbe anche essere plausibile: credo che
Ivano veda delle analogie tra Don Chisciotte e San Giorgio. La battaglia di San Giorgio
contro il leggendario drago è interpretata da molti come la lotta condotta dal santo
contro gli dei del paganesimo romano e oggi potrebbe essere una guerra contro la
mercificazione del cristianesimo, una guerra inutile, come la donchisciottesca battaglia
contro i mulini a vento. Inoltre nel secondo volume del romanzo di Cervantes, al capitolo
58, si legge: "...andò a toglier la coperta alla prima immagine, che apparve essere
quella di S. Giorgio a cavallo, con un serpente attorcigliato ai piedi e la lancia che gli
attraversava la bocca, nel fiero atteggiamento in cui suol essere rappresentato. Tutta l'
immagine sembrava, come si dice, una fiamma d'oro. Don Chisciotte, vedendola, disse:
<< Questo cavaliere fu uno dei migliori cavalieri erranti che abbia avuto la milizia
divina; si chiamò San Giorgio e fu inoltre difensore delle fanciulle.>> E' una
coincidenza singolare, a mio avviso.
CONTINUITA'
Gli anni sono passati e, mentre tanti miti ed eroi sono
morti, caduti o hanno cominciato a rivelare una preoccupante scarsezza di idee - spesso,
penosamente non mascherata - Ivano non ha smesso di fornirci materia su cui riflettere e
sue canzoni vecchie e nuove continuano, ad ogni ascolto, a rivelare aspetti profondi,
umani e affascinanti, su cui precedentemente non ci si era soffermati. Inoltre, ciò che
mi ha sempre impressionato favorevolmente di Ivano è, oltre alla sua arte, il profondo
senso di responsabilità nutrito verso il proprio pubblico, che, esigente, affezionato e
attento, non vuole delusioni. Non da lui!
QUELLO CHE LE DONNE...
Mi piacerebbe dire che cosa c'e' dentro di me... Che
cosa dentro di me "riconosce" Fossati... Che cosa, della Poetica di Fossati,
riconosce la mia Essenza piu' vera, oltre a quel modo di cantare la diversita'... o di
cantare l'amore come nessun'altro sa fare, di parlare d'amore come alle donne come me
piace sentir parlare d'amore... Fossati conosce le donne, le ama... le ama con la
consapevolezza della diversita' che crea impensabili incastri, conosce l'abisso infernale
che Ci separa e il dolcissimo ponte che Ci unisce... Fossati e' un uomo "che corre
con le donne che corrono coi lupi"...
MOMENTI IMPORTANTI (SECONDA
PARTE)
Ivano è stato sempre vicino e sono pochi i
momenti importanti della mia vita vissuti negli ultimi otto anni a cui non riesco ad
associare le parole e la musica di Ivano Fossati. Per esempio...non posso trascurare
l'influenza che ebbe "Il Disertore" sulla mia scelta di fare il servizio civile.
O come non posso pensare ai miei giorni da obiettore trascorsi in una comunità per
tossicodipendenti e in una casa di cura per malati psichici senza che mi compaia davanti
agli occhi il testo de "L'uomo con i capelli da ragazzo".
FORTI EMOZIONI (tour 2000 -
prima parte)
...scusate...ehi! mi sentite da lì? Buontempo
a tutti. Vi chiedo perdono. Voi non sapete perchè ma io mi sento profondamente in colpa
per non aver avuto la forza e il coraggio di far calmare il mio cuore che da mercoledì
batte all'impazzata e raccontarvi... Io ho partecipato al concerto di Cagli il 9. E ancora
la mia lingua batte sul palato e non parla, le mie labbra si aprono e chiudono ma non
pronunciano; spero che ora le mie mani smettano di tremare e si decidano a fare il loro
dovere e a riportarvi la mia esperienza. Il concerto è meraviglioso; l'ultimo album è
rappresentato con 6 brani, in più ci sono delle chicche deandreiane ed una tenchiana.
"La pioggia di marzo" arriva a rinfrescare gli animi accesi mentre mentre
"Besame mucho" della Velasquez li incendia di nuovo. Non mancano, come di
consueto, La pianta del tè, Lindbergh, Mio fratello che guardi il mondo, La costruzione
di un amore, Anime salve e Vola. Una chitarra trasforma Ivano ne "La musica che gira
intorno" e... tutto il resto è emozione.
RITROVARSI
(QUARTA PARTE)
E' davvero sconcertante come dei pensieri creino il
sottile filo che ci lega tutti e ci accomuna non semplicemente nella passione condivisa
per le canzoni di Ivano Fossati, ma anche nel modus vivendi, nell'atteggiamento di fronte
alla vita, nelle intuizioni, e nella sensibilità. Leggendo le vostre e-mail ho sussulti
di paura perchè mi sembra di vedermi in tanti piccoli specchi, sapete...quelli da donna
che si tengono in borsa, ogni messaggio è una borsa femminile che contiene una magia
capace di restituirmi la mia immagine. Domenica dovevo recitare una poesia del '900
italiano per un laboratorio teatrale ed ho scelto "La terra e la morte" di
Pavese con la ferma convinzione che contenesse immagini care a Ivano e che sarebbe potuta
essere un testo uscito dalla sua penna. E forse l'ho scelta proprio per questo e per il
titolo che contiene la parola "terra".
AUTORI E
INTERPRETI
Non sono d'accordo con chi dice "solo"
interpreti, perche' non lo trovo un essere "meno" che autore. E' una cosa
diversa, anche perche' poi certe voci sono esse stesse "autori" nel momento in
cui una canzone passa attraverso di loro (ascoltate solo per fare qualche esempio:
"Sono tre mesi che non piove " di Tosca , "Angelus" di Patty Pravo,
"Caffe' lontano" della Vanoni... sono diverse, dicono un po' di meno e un po' di
piu'...). Anzi, se a un autore puo' essere perdonata una esecuzione "debole" in
virtu' delle sue qualita' di scrittura, un interprete che si misura con i
"grandi" forse rischia un po' di piu'.
Siamo sicuri che esista opera d'arte che non sia, almeno ad un determinato livello, interpretazione (per esempio di un vissuto,. di un evento, ecc...). Nel momento in cui un artista scrive un testo, non è comunque già un interprete "di qualcosa"? In secondo luogo, pensiamo per esempio al teatro o alla musica classica - manifestazioni artistiche che si fondano sull'interpretazione, per forza di cose ogni volta differente, di un testo o uno spartito: l'interpretazione è creazione di nuovi significati, così come ogni creazione è a sua volta interpretazione... Per fare un esempio con Ivano: avete idea di quante volte nella sua vita avrà interpretato Panama? Ogni volta curando arrangiamenti, modo di cantare, ecc... Ogni volta si trattava di un'opera diversa. In un certo senso chi l'ha udita suonare dal vivo curata in un certo modo, che so 4 o 5 anni fa, non potrà vedersi restituita al concerto di oggi la STESSA emozione. Può farlo riascoltando il disco, però... Avete presente quello che dice IF nel documentario andato in onda sabato sera su raidue? Quando si mostra felice della definizione della sua musica (più o meno) come "aperta"? Una musica aperta non è quella che per sua natura si presta ad essere sempre arricchita di nuovi significati? Esiste poi un ultimo senso per intendere interpretazione di un'opera: quella personale che noi stessi diamo, e che si svolge a più livelli, magari contemporaneamente... Secondo me tutte queste, per qualche verso, sono straordinarie opere di creatività. Quindi, se si dice che la Mannoia è un'interprete in realtà non si fa che specificare il suo preciso talento artistico, senza porla in secondo piano - a priori - rispetto all'autore della musica e dei testi... Poi ci saranno questioni di copyright, boh! C'è poi il fatto, molto più semplice, per cui chi ama tanto un autore va a cercarlo dovunque lo possa trovare, e cerca di scorgere innanzitutto la sua mano... Così spesso faccio io con Fossati e la Mannoia. Ma è solo un fatto di preferenze personali...non so...
CI MANCA MARIO (tour 2000 - seconda parte)
Ci manca Mario. Mario Arcari. Già in macchina
scendendo verso le Marche avevamo espresso il timore che avremmo avvertito la sua mancanza
(timore generato dal semplice ascolto di quest'ultimo disco). Ma solo dopo aver ascoltato
i vecchi brani "reinterpretati", o riarrangiati per meglio dire, ci siamo
sentiti un po' "orfani" delle atmosfere che sapeva costruire così mirabilmente.
E' difficile doversi abituare a qualcosa di diverso, quando questo qualcosa è così
intenso e "incantenvole"... Con questo non voglio dire che non potrebbero
riuscirvi graditi, ma che indubbiamente sono altro rispetto a quello che conoscevamo e
che... ci piaceva tanto. In effetti l'uso delle tastiere in certi momenti mi ha provocato
rimpianto, però prendo anche atto del coraggio di Ivano di cambiare e di cambiarsi. In
fin dei conti l'ultimo disco anche a me piace molto, ancora di più dopo che l'ho sentito
dal vivo.
DUETTI
Della serie: i sogni son desideri: ve lo immaginate un duetto Fossati-Avion Travel?
Un'anima comune jazz c'e' gia', la Mannoia intercede, visto che ha cantato canzoni di
tutti e due, e il gioco e' fatto! Potrebbero interpretare Buontempo, I treni a Vapore,
cosi' come Aria di te, Lieto final, Cuore Grammatico,... sono molte le assonanze!
LA CANZONE "LA DISCIPLINA
DELLA TERRA"
Sentendola e risentendola... e pensando... ... un mondo "disciplinato", regolato
da severe e "matematiche" regole, in ano ad un cane che guida le sue pecore
cosi come ad un padre che instrada il figlio alla vita, cercando cocciutamente di
trasmettergli tutte quelle "dritte" che solo con la vita si imparano, e, che
dette cosi, sembrano solo rigide norme da pplicare freddamente, non il frutto di una
lunga esperienza, di una vita sentita e sofferta. Queste sono le cose dimenticate sotto la
mano sinistra del suonatore" che sempre, o quasi, tranne rare - e felici! -
eccezioni, preferisce parlare dellamore, che "non va cosi", non
e soggetto a regole espresse da parole. Una disciplina che richiama al dovere"
anche noi, sognatori e "disertori", come ho letto spesso in questa ML. E
la disciplina della Terra. E qui, in fondo, che si trova quello che ci piace tanto,
anche in questo. E questo che "a tutti ci fa battere il cuore"; la
bellezza della vita con la sua poesia a volte spicciola, che forse tendiamo a dare per
scontata, perche nascosta nelle piccole cose... "non so scrivere e non so dire,
non so chinare la testa, che non si china la testa, e non si regala lintelligenza e
la compagnia... e non e il caso daspettare mai piu..." Non si
puo sprecare la propria vita.
... un invito a non vedere le belle cose lontane, ma a portata di mano, delle nostre mani,
ogni giorno, ogni momento.
Senza accontentarsi di desiderare.
LALBUM "LA DISCIPLINA DELLA
TERRA"
Io sono giorni che sto cercando di interpretare la copertina oltre al titolo... Trovo
molto bella o comunque significativa la scelta ("antica" o particolare nella
discografia di un artista) di mettere il proprio volto in copertina, per di più con una
foto in bianco e nero (e a inizio 2000)... Cosa sta guardando? Trovo che la mini
intervista pubblicata oggi su D di Repubblica - Meglio l'Ombra sia piuttosto
interessante per capire temi e scelte (anche musicali) del disco... "È un buon
ritratto di quello che sono io oggi..." e poi "Gente come Bergman e Fellini ha
fatto lo stesso film per anni creando capolavori...È la spinta inconsapevole a cercare
l'opera perfetta, definitiva". Io credo che questo sia un disco autoriflessivo, che
riflette anche musicalmente sul Fossati uomo e sull'artista, fa il punto della situazione,
disco di passaggio con una qualità che i dischi di passaggio di solito non
hanno...Nell'intervista dice anche di aver "lavorato spostando i silenzi tra un testo
e un altro": in effetti è un disco bello davvero, pur se non c'è una vera ricerca
di novità musicale, tranne in parte per La Mia Giovinezza; e a livello di suono e
arrangiamento, la produzione, soprattutto dei violini è quantomai classica,
"italiana", per uno sperimentatore come Fossati; un disco istintivo in tal senso
forse...
Nella Disciplina della Terra (la canzone) vedo il pensare la vita come concretezza reale,
vedo la presa di coscienza che il desiderio intellettuale e gli ideali che riesce a
far(-ci) vivere come artista non bastano all'uomo: "Me ne stavo qui con gli occhiali
al soffitto..... ma desiderare non basta"... La disciplina della terra, del mondo
reale (della morte anche, quella di De André come di un amore) e la disciplina, l'arte
del poeta: non uno scontro, un confronto com'è nello stile di Fossati. Non credo sia
casuale che il primo titolo del disco fosse Invisibile (in cui ci sono diversi riferimenti
a colui che crea e al suo nemico Tempo).... Ecco perché secondo me Ivano nella copertina
guarda anche se stesso e non è casuale che si parta con La mia giovinezza e si ripassi
per Panama... Mi ha ricordato quello che uno scrittore americano diceva sul blues: per
farlo devi guardare le tue sofferenze al di fuori da te stesso, distaccartene. La
malinconia dell'artista: "Io sto sempre lontano da ciò che amo io sto
invisibile..." Alla fine del disco, l'ultimo brano, le note dell'orchestra a me fanno
tornare in mente, il tema di C'era una volta in America di Morricone (oltre che Il Toro
certo): anche lì c'era uno sguardo malinconico (quello di De Niro e quello del film),
indietro rivolto su se stessi e sulla vita (detto con le dovute differenze rispetto alle
due storie)...
Le mie impressioni in "istantanea" sulla mia canzone preferita, "Treno di ferro". leggendo i messaggi di questi giorni, mi è venuto in mente che forse è vero, questo è un album "di passaggio"...ma forse è proprio l'impressione che Ivano voleva comunicare..non so.. ma quasi tutte le canzoni dell'album parlano di persone che partono, vanno e vengono, passano, (una specie di giubileo, appunto).. come ci fosse l'intenzione di comunicare un movimento verso qualcosa di nuovo, e io che sono in attesa di quello, penso che la novità possa essere il prossimo lavoro, un'opera strumentale... voi che ne pensate? ciao da meri ah, stavo di nuovo dimenticando di aggiungere le mie impressioni sulla mia canzone preferita! Eccole: Treno di Ferro: Intimo, colloquiale: il pianoforte dale note piene e sospese, malinconiche, travestite da tonalità francesi - perché poi non è così, poi esplodono nelle percussioni passionali che seguono il ritmo del verso poetico, e mimano l' andare di un treno. Così, subito mi ha fatto pensare a Chopin e Satie, ripeto, soprattutto in quei gruppetti di note veloci tra il silenzio del battere del tempo, che ti suscitano l'ansia di un pensiero, anzi, di un sentimento, che non riesce a farsi chiaro ma c'è ed insiste per farsi sentire, ma non è un'ansia drammatica, è piuttosto una leggera malinconia, o forse già una nostalgia. Nessun paesaggio, dai finestrini di un treno, in corsa si manifesta uguale ad un altro. E' un eterno susseguirsi di esperienze diverse, perciò: non confondere il sapere col sospetto. Quello struggersi che preme per farsi presente passerà, e il futuro sarà sempre qualcosa di nuovo.
CONTINUA RICERCA
La mia opinione è che gli album di Ivano non dovrebbero essere messi a paragone
fra di loro: mi piace considerare la sua produzione, almeno da VENTILAZIONE in poi, come
un "work in progress" dove ricerca musicale e letteraria si fondono in un
impasto fatto di innovazione, studio, ricami e richiami. Tutto questo è, a mio avviso,
ben presente anche in questo ultimo album, dove sono peraltro riscontrabili anche tracce
del passato di Ivano: le raffinate aperture melodiche di album come 700 GIORNI e
LINDBERGH, o certi raffinati arrangiamenti di matrice jazzistica (talvolta free) già ben
presenti in MACRAME'.
La vena musicale, in definitiva, mi pare tutt'altro che appassita: lo testimoniano canzoni
come IUBILAEUM BOLERO, la cui struttura non è semplice come sembra, o gioielli sonori
come quel FINALE che chiude nel migliore dei modi il disco. Sorprende l'accostamento
sghembo a certe matrici folk, in ANGELUS e LA RONDINE, quest'ultima ulteriormente
nobilitata dalla cristallina voce di Luvi De Andrè. Affascina infine la personalissima
rielaborazione di immortali modelli brasiliani: Ivano usa la tavolozza di questi magnifici
autori ( Jobim, Chico Buarque...), affonda il pennello nei colori della loro terra, ma
dipinge con il suo inconfondibile tratto, il quadro è senza dubbio suo.
STRANE
CONTAMINAZIONI
Amo molto le contaminazioni, le incursioni degli artisti in arti diverse, le
sperimentazioni, le citazioni e le collaborazioni. Spesso mi hanno permesso di estendere
le mie conoscenze e di scoprire altri artisti, altre forme d'espressione, nuove passioni.
So che mi potete capire. Per quanto mi riguarda, mi e' capitato di fare dei percorsi
piuttosto strani, viaggiando in direzioni non usuali. Cosi' facendo ho scoperto Prevert
grazie ai Timoria, Mutis ascoltando De Andre', Bregovich guardando i film di Kusturica, i
Velvet Underground attirato dalla copertina di Warhol...e tante altre scoperte suggerite
(piu' o meno) per caso da chi ne ha fatto fonte d'ispirazione. Cosi' come sto' scoprendo
molto grazie a questa ML e alle vostre e-mail. Spero anch'io, nel mio piccolo, di
poter dare un contributo anche in questo senso.
SENSUALITA'
Personalmente, credo che la passionalità e carnalità delle canzoni di Ivano Fossati
-secondo me non solo nei testi, ma anche nelle musiche- è l'aspetto fondamentale, ciò
che caratterizza tutta la sua "opera" (anche qui, che somiglianza con certi
testi e musiche dell'arcangelo Peter Gabriel!!!) - è come se volesse rendere la sua
musica percepibile persino con il tatto, con il profumo, con il gusto, non soltanto con
l'udito... è talmente sensuale, e nello stesso tempo rende consapevoli della sacralità
di certi gesti, di certi momenti...voglio dire, non so se riesco ad esprimere bene quello
che sento: ma è proprio attraverso questa sensualità esasperata, che i gesti e gli
incontri d'amore, le esperienze, i ricordi e tutte le sensazioni legate ad essi diventano
leggeri leggeri, come se la musica li andasse a predenre, li vivesse tutti fino in fondo,
per trasformarli come sa lei.. Non so se altri sentono questa sensazione di leggerezza
"raggiunta", nella poesia e nella musica di Ivano.
FANS
Pensate che bello sarebbe davvero andare a Leivi(!) e, sotto il balcone di Ivano,
cantargli una bella serenata, quasi da fan-club di ragazzine in estasi per il loro
beniamino. D'altronde sarebbe una bella dimostrazione d'incoscienza da parte nostra per
chi non fa altro che cantare le lodi di questa "lontana parente della follia".
Immaginatevi un folto gruppo di innamorati della musica che gira intorno e di grandi
scrittori che fanno muovere insieme i vivi e i morti; immaginate voi stessi, lì, forse
avvinazzati, traboccanti di pensieri che non sanno scrivere e non sanno dire, a cantare
magari Besame mucho!! Sarebbe veramente da organizzare, magari riusciremmo finalmente ad
esautorare questo mito fossatiano, del musicista-autore-cantante schivo e perfezionista,
che preferisce stare in disparte pur di non far torto ai propri fans (perchè torto
sarebbe) col mostrarsi omologato al modello di star da autografo e asservito ai dettami
dei mass-media; magari riusciremmo a farci tirare una gran secchiata d'acqua ghiacciata e
a beccarci qualche insulto in stile "vedette isterica" da colui che sarà per
tal ragione depauperato del titolo di Nostro. Ma siete sicuri che anche voi non vi fareste
tatuare a caldo il suo autografo? I fans di Ivano - noi? - sono un tantino spocchiosi,
ammettiamolo - ammettetelo?: preferiscono (dicono) sapere quale libro giace questa
settimana sul comodino del Nostro Guru piuttosto che conoscere quale sia l'ultima storia
d'amore che l'ha visto protagonista. Io che sono colpevole di aver nutrito l'amore ed
altre deviazioni e che, come avrete capito, sono piuttosto sensibile alle emanazioni
corporee - il teatro insegna - non mi vergogno di dire che il gossip fossatiano mi fa
drizzare le antenne e che la Sua vicinanza mi stende letteralmente. Nel sottoscala della
mia ragione c'è questo sogno di incontrarvi e di scombinarGli un po' il programma, sì,
insomma, di sovvertirGli qualche convinzione, di coglierLo di sorpresa, di mostrarci a Lui
incoscienti quali siamo. E se la vedette non c'è?
COSI' LONTANI, COSI' VICINI
(tour 2000 - quarta parte)
Sabato scorso sono andata al Teatro Verdi di
Firenze per vedere il secondo concerto che Ivano Fossati ha fatto in quella città. Sono
rimasta incantata da lui e dal pubblico. Questo è solo il secondo concerto di Fossati che
ho avuto modo di vedere e questa volta la mia attenzione è stata attirata anche dalle
persone che mi stavano accanto. Ho avuto modo di osservarle e mi sono accorta che ogni
individuo presente aveva nei gesti, nello sguardo, nel modo di proporsi qualcosa di
particolare e di diverso ma che in maniera del tutto indistinguibile riconduceva a
Fossati. Non è così scontato che il pubblico somigli o si lasci influenzare dal cantante
che decide di andare ad ascoltare, anzi spesso capita che alcuni musicisti si vanno ad
ascoltare solo perchè sono ormai famosi e la scelta prescinde dall'aver qualcosa da
condividire. Era un clima articolare, non sembrava un concerto piuttosto una calda e
tranquilla serata tra amici. Lui è stato incredibile nella sua totale semplicità e credo
che questa sia la sua vera forza. Avere il coraggio di essere se stesso nonostante le mode
e (mi ripeto) avere il coraggio di presentarsi pacato e sottovoce in un mondo di urlatori.
Forse quella forza nascosta che serpeggiava nel teatro e ci rendeva un po' tutti simili
era proprio la voglia di un mondo più morbido nel quale nessuno perde mai la capacità di
indignarsi di fronte alle ingiustizie. Il giorno dopo commentando il concerto con una ex
insegnante, molto anziana e malata ma con uno spirito che farebbe invidia a noi giovani,
ho avuto modo di ascoltare una analisi lucida e sintetica che in poche parole mi sembra
riassuma tutto: Fossati non si può ascoltare così come qualsiasi altra musica di altri
cantautori. E' semplice e contorto, difficile da seguire ad un ascolto superficiale. In
ogni sua canzone è necessario applicare il filtro dell'intelligenza perchè le cose che
dice sono talmente semplici che molti rischiano di non averle neanche sentite. Infine non
ti risparmio neanche il finale di questo concerto. Dopo 40 minuti di bis è tornato sul
palco e senza musica ha cantato il disertore di Brel. Nel teatro c'era un silenzio
sacrale, gli occhi lucidi non si contavano e sono certa che se fosse stato possibile
misurare i battiti cardiaci dei presenti, mbè saremmo stati tutti in tachicardia. Scusa
per questo messaggio così lungo ma ti garantisco che finito il concerto il primo
desiderio che ho avuto è stato quello di scriverti e parteciparti la mia emozione.
BEPPE QUIRICI
cosa dire di un musicista che passa dal basso elettrico tradizionale al fretless al
contrabbasso alla chitarra classica sempre con gli stessi poetici risultati, sempre
chiudendo gli occhi, sempre immerso nelle sue note che regala al pubblico?!?!?! Credo che
sia di piu di quello che arriva a noi. Zero immagine, solo grande lavoro, in
silenzio. Adoro questi personaggi... "invisibili"... Anche se Ivano parlava di
persone che in silenzio cambiano i destini del mondo, credo che ci permettera questa
accezione del termine "invisibile" anche per chi, in silenzio e dietro le
quinte, fa bene il suo lavoro, senza puntare alla gloria, ma solo per il piacere di farlo,
di sentirsi grande dentro.
SENSAZIONI
Ci sono artisti che sanno dire quella "parola giusta", quella che ci apre il
cuore e sa aiutarci a leggere in noi stessi - quando un poeta, un musicista riesce in
quest'impresa, compie questo viaggio e fa questa scoperta, io credo, almeno per me,
diventa come una persona cara, mi lega a lui una sorta di confidenza, non solo di
razionale stima, ma -come spiegare... come un senso di gratitudine ed affetto, sì, credo
che in questo caso la parola giusta sia affetto. Probabilmente, Ivano sa dire parole e
scrivere musiche che svelano piccole o grandi nostre verità a tantissimi di noi! Perciò
io non credo sia una questione di "adorare" o "fare i fans", bensì
una sensazione di potersi lasciare andare in questa mail list, sapendo che chi legge può
capire, e perciò poter finalmente dire l'affetto che si prova per chi ci ha donato
rivelazione e sollievo. Come ho già avuto occasione di scrivere, amo molto la musica e
anche scrivere, e faccio parte di altre boards e mail lists. E' vero che in questi luoghi
puoi leggere anche messaggi che sono una specie di transfert freudiano sul mito di turno,
ma è anche vero che nella maggioranza dei casi ciò che si svela è il miracoloso legame
di affetto che la poesia e la musica creano. E' un lasciarsi andare buono, tenero, gentile
e sincero, e allora...perchè no? Di che cosa si dovrebbe parlare, o di che cosa si sa
parlare, se non dei propri sentimenti?
SANREMO, 25 FEBBRAIO 2025
E così Fabrizio Fossati ha vinto la 75' edizione del Festival di Sanremo. Il figlio di
Luvi De Andre' e Claudio Fossati ha sbaragliato il campo dei partecipanti con il brano,
tipicamente "sanremese", dal titolo "Dolcissimo amore mio" di
Mango-Minghi. Interpretazione impeccabile quella fornita dal giovanissimo Fossati con la
sua voce calda e "inconfondibile". Nonno Ivano (di cui e' appena uscito l'ultimo
capolavoro, un album completamente musicale, in chiave jazz) che, da quando il nipote ha
intrapreso questa strada musicale gli ha tolto il saluto e saputo della partecipazione a
Sanremo lo ha diseredato, al momento della proclamazione del vincitore pare sia stato
visto, completamente ubriaco, vagabondare per le vie di Camogli cantando a squarciagola
"La mia banda suona il rock", salvo interrompersi di tanto in tanto e, rivolto
al cielo, sussurrare "Dove abbiamo sbagliato?... Ma dove abbiamo sbagliato?..."
Nel barcone della nostra mailing-list, abbiamo
parlato di tante altre cose.
E di tanti nostri punti di riferimento come Pessoa, Saramago, Pavese, Lodoli, Mutis,
Prevert, Bernhard, Satie, Peter Gabriel, Trilok Gurtu, Fiorella Mannoia, Paolo Conte,
Morricone, Fabrizio Luvi e Cristiano De Andrè, Allan Goldberg, Nanni Moretti, Wenders,
Renoir, Carnè, Salvatores, Carlo Mazzacurati...
...ed è solo l'inizio!