Si
sa, ci sono autori di canzoni che dicono di potere scrivere solo in presenza di
tristezza, che a esser felici si ha di meglio
da fare. Il risultato è che sono poche le canzoni belle e intelligenti che
abbiano dentro gioia e serenità.
Ivano Fossati da Genova, cinquant'anni e meno di venti dischi, ci è
riuscito, e, con tutta la stima che abbiamo nei suoi
confronti, non pensavamo potesse. Proprio lui.
I testi sono luminosi, puliti, come quest'inizio di primavera che intiepidisce
di sole la sua Genova. E sanno esser degni del loro autore (ascoltate Un
bacio sulla bocca). Le musiche occhieggiano all'America, si concedono
ritmi, giochi. Lui in un paio di casi si mette persino un'armonica in bocca, e
forse sono le uniche volte del disco in cui ha il sorriso coperto.
Si siede al pianoforte solo in cinque canzoni, ma quasi mai per guidare, come
succedeva in passato. Certo, quando lo fa (C'è tempo) gli esiti
sono altissimi. Ma non viene neanche da analizzarlo più di tanto, questo disco.
E' un augurio di felicità anche per chi non ce l'ha. E sta ancora al pianoforte
e l'aspetta, la felicità.
Enrico Deregibus
Kataweb, 7 febbraio 2003
E in un "lampo" arrivò il viaggiator Fossati
Ivano Fossati ha spaccato l'inverno, e batte sul tempo la primavera con un disco
che nessuno si aspettava. E così il 7 febbraio, accompagnato da un gran battage
pubblicitario sulla stampa è uscito "Lampo viaggiatore",
ennesimo capitolo di una discografia arrivata ormai alla ventesima perla.
Anticipato da La bottega di filosofia, singolo che con il suo
ritmo veloce e le scappate di chitarra ed armonica faceva già annusare un'aria
molto diversa dal solito, "Lampo viaggiatore" è un disco
dall'espressione serena e giocosa, che racconta di "corse in macchina per
Genova di pietra" e di desideri da condividere.
A nome DoubleLife, due anni or sono Fossati aveva pubblicato "Not
one word", un album strumentale nel quale dare piena libertà alla
ricerca con le sole note. Una scelta maturata dopo che negli ultimi anni
risultava sempre più evidente quanto il cantautore genovese si facesse
innamorare dalla musica, scavando nel profondo della sua ammirazione per il
jazz.
Ma al serio musicista attento ed intento, appartiene anche una seconda anima,
quella dell'autore di canzoni. E proprio grazie alla precedente esperienza
strumentale - in cui ha "scaricato alcuni desideri d'artista" -
Fossati riconsegna ora la propria ispirazione al piacere delle parole, con in più
il nuovo gusto di offrire una lettura diretta ed immediata delle proprie
intenzioni, per farsi capire da tutti.
A cinquantunanni Ivano Fossati si prende la bella libertà di sorridere,
presentandosi non più dietro all'amato pianoforte su cui imperniare brani
ermetici, ma con la voglia di "tornare a scrivere canzoni che possono
essere riprodotte tenendo la chitarra sulle ginocchia".
"Lampo viaggiatore" sono quindi dieci tracce da vivere all'aria
aperta, con il sole che da una parte irradia ai sentimenti il proprio calore
benefico, dall'altra fa luce sul giro malato del mondo, dallo "stomaco
capovolto – che - come un sacco ci sventola sulla testa". Perché
accanto allo splendido merletto d'amore de Il bacio sulla bocca, ci sono
foto precise scattate alle illusioni rotte di chi emigra in clandestinità (Pane
e coraggio); accanto "all'erba da tagliare" davanti alla
propria finestra, c'è che Fossati rimane uno che "vede chiaramente
quello che ha d'intorno".
E mettendo su carta il sogno di "una macchina che riavvolge il
tempo", ecco sulla copertina del disco una locomotiva del 1935, quella
che portava alla colonia estiva i bambini liguri dai calzoni corti ed il sorriso
pronto a sbocciare, fosse anche per un piccolo pensiero.
Un Fossati "nuovo" nella misura in cui, quando si indossano le scarpe
leggere, ogni primavera, ci si sente rinascere come fosse la prima volta.
Un quadro composito e ancora di alto livello, pennellato da un autore con "la
luce dentro agli occhi" e la cultura fra le dita; e poi, in fondo e
semplicemente, una bella fotografia di un uomo felice.
Giorgia Fazzini
CNNItalia, 7 febbraio 2003
INTERVISTA - La leggerezza di Fossati
Esce «Lampo viaggiatore», nuovo cd del cantautore
Illogica allegria
Dieci canzoni nel segno della semplicità e dell'eleganza, con una love
song che non finisce male.
Da marzo il tour nei
teatri
Lampo viaggiatore, il nuovo disco di Ivano Fossati, in
uscita oggi per la Sony, è disco
felicemente leggero. «In passato, quando
scrivevo per me e non per gli altri, ero terorizzato dallo scrivere cose banali.
Diventavo un complicatore. Per questo disco, invece, sono riuscito ad essere un
semplice autore di canzoni. Come se, quei testi, li avessi scritti per un
interprete. Solo che l'interprete ero io».
Lampo viaggiatore è opera immediata, ispirata, notevole. Nell'approccio,
deve molto al precedente Not one word. «Quel disco
mi ha fatto capire il naturale scollamento tra musica e parole. Per questo, ho
voluto che ogni parola e soluzione musicale di questo album valesse soltanto per
se stessa, senza le enigmatiche doppie letture che spesso hanno costituito le mie
opere passate». Un passato da cui il cantautore non prende certo
le distanze: «Mi è capitato di riascoltare La disciplina della
terra, anche quello sono io. Oggi, però, il mio approccio è diverso. Ho
riscoperto il piacere giocoso del comporre canzoni, senza tecnologie o finzioni.
In un certo senso, sono tornato a scrivere come ai tempi di Panama e dintorni,
o addirittura a quelli con Oscar Prudente. La bottega della
filosofia, ad esempio, è nata dalla volontà di scrivere una canzone
partendo da Mondo in Mi7. Per giorni ho strimpellato quel brano alla
chitarra, alla fine il pezzo è nato».
«Una leggerezza di reazione», come la chiama lui, a questi
tempi cupi: «illogica allegria», avrebbe detto Gaber. In
mente, c'è anche Brel: «La sua disarmante semplicità riusciva a
disgregare ogni ingenuità, ogni banalità».
I dieci nuovi brani toccano i temi di
sempre: il tempo («Sono un uomo antico, che ama il ricordo ma non la
nostalgia»), gli emigranti (Pane
e coraggio è discendente ispirata di Italiani d'Argentina e
Mio fratello che guardi il mondo), i viaggi («Viaggi
immaginati soltanto») e l'amore. «In questo disco c'è un
unicum nella mia produzione, una canzone d'amore che non finisce
male: Il bacio sulla bocca. Un brano dove ho voluto fare l'interprete
puro. E' stato divertente». C'è anche il recupero
di Io sono un uomo libero, scritta per Celentano, con la
strofa «né destra né sinistra». Si ha la sensazione, ascoltando
il disco, che Fossati si sia a un certo punto sentito tirare per la
giacca, da destra (D'Antoni voleva usare Io sono un uomo libero
per il suo partito) come da sinistra (l'Ulivo
fece de La canzone popolare il suo inno).
C'è, anche in lui, quella «impossibilità
d'appartenenza», quella «solitudine obbligatoria» che animava Gaber:
«Giorgio aveva capito tutto
prima. Credo che, se non avesse scelto solo i teatri, ma avesse dato importanza
anche ai dischi, oggi sarebbe amato come De André. Sono stati i più
grandi. Io e Giorgio ci sentivamo
spesso, ci stimavamo». Gaber diceva che a preoccuparlo
maggiormente era il livello minimo di coscienza. «E'
la mia esatta percezione del presente. Un presente di cui faccio parte, ma che
mi inquieta. E' vero, non sento di appartenere veramente a niente. Voto a
sinistra, ma sono solo. Lo dico senza tristezza, però. Rivendico, come Giorgio,
la libertà e la rapidità delle mie idee. Le idee sono la mia unica
compagnia: una bella compagnia». Lampo viaggiatore, che Fossati
- qui produttore unico - porterà da marzo in tour, vive
d'elegante incanto, parole nude, magiche cartoline. Ci sono
canzoni belle, canzoni bellissime. E un capolavoro che toglie
il fiato, C'è tempo. Uno di quei brani perfetti, sempre più
rari, come raro - anzi, unico - è Fossati.
E i suoi lampi, i suoi viaggi. La sua voce
calda, le sue parole a rincorsa, le anafore
scolpite, i participi in controtempo. Leggerezza, sensibilità,
bellezza. Sogni e bagagli delle anime salve.
Andrea Scanzi
Il Manifesto, 7 febbraio 2003
Canzoni Ostinate
di Marco Novaro
Ivano Fossati - Lampo Viaggiatore
Sempre più dolcemente compromesso dalla saudade sudamericana e dai ritmi
larghi e sinuosi. Perso tra alte visioni semantiche e la naturalezza di un
cantore popolare. E poi ancora abbracciato ai suoni e ai colori di terre
lontane, trapiantati poi nei solchi melodici d’Italia, passando da quel grande
porto di anime e di culture che è la sua Liguria.
Ivano Fossati si ripresenta oggi con un nuovo album di canzoni dopo la
felice fuga strumentale di Not One Word, groviglio stretto di
jazz, tango e new-age che aveva progettato a lungo e concretizzato infine come
un segno di doppia vita (Double Life era appunto il nome che lo
accompagnava).
Il Fossati che torna a misurarsi con la parola sembra aver ritrovato una
complicità e una seduzione assolutamente spontanea con la parte letteraria del
suo mestiere. Una letterarietà che suona facile forse per via dello spirito
leggero con cui viene proposta o forse perché è la musica che ritorna a farsi
semplicemente canzone.
Questo Lampo Viaggiatore ha comunque la stessa sostanza degli
altri Lindbergh, degli altri Macramé o de La
Disciplina della Terra. In fondo contiene gli stessi equilibri che già
conosciamo. Ecco perché una volta usciti da La bottega di filosofia,
dove siamo stati trattenuti da un'inusuale armonica blues, è facile passare a C’è
tempo dove il Nostro soppesa e sillaba le emozioni con la calma
riflessiva che più gli compete.
L'arte di Fossati in questo senso sa rendersi disponibile come un buon
libro che già si conosce ma che si tiene sempre a portata di mano. E' come una
gradita abitudine, è la certezza di incontrare un musicista indomabile dalle
regole di mercato più facili e scontate. Ogni ascolto regala qualcosa di nuovo,
qualcosa che non è stato ancora detto, per lo meno non con quelle stesse parole
o con quelle stesse note.
Nonostante la prima impressione è quella di un disco a conti fatti più quieto
ed amabile del solito, sono convinto che anche voi riconoscerete in questi dieci
ritratti musicali la familiarità di un vecchio profilo amico. Forse siamo
perfino in vista di quella rara e perfetta unione tra la vita di uomo e di
artista che aveva inventato, a suo modo, Modugno. Il bacio sulla
bocca e La cartolina sono due splendidi esempi di questa
felice serenità raggiunta in tempi tutt'altro che leggeri.
Marco Novaro (29 marzo 2003 - La Stampa web)
FOSSATI, AUTOCRITICA D´AUTORE E NUOVO DISCO
«Il pop è vitalissimo, noi un po' meno»
Disco sfizioso e sottile, da gustare a fondo, di musica leggera con ampi squarci
di poesia e felici invenzioni nei testi, «Lampo viaggiatore» che
esce proprio oggi, ci racconta un Ivano Fossati diverso, come liberato di
quell'alone pensoso che da tempo lo circondava; non più elegante fustigatore di
pensieri o bandiera della società civile, e invece più artista e uomo, perso
dentro metafore e riflessioni esistenziali e amorose di squisita fattura. Fossati
s'è fatto anche meno ermetico, appare più rilassato di come abbiamo imparato a
conoscerlo con il passare degli anni. Nei dieci brani (tutti inediti, tranne «Io
sono un uomo libero» già cantata da Celentano nel disco «Esco
di rado») la musica t'insegue lieve, e abbandona ogni tentazione di manierismo
per affondare invece l'ispirazione nel jazz o in solari climi caraibici. Fra il
ritmo onomatopeico di «Lampo» e il quasi recitato dell'intensa «C'è
tempo», fra le introspezioni di «Contemporaneo» e la
romantica «Il bacio sulla bocca» sottolineata da una fisarmonica
assassina, si scopre un nuovo Fossati.
Gentile Fossati, che cos'è questa rivoluzione musicale?
«Se il lavoro è venuto bene, si deve in gran parte a "Not One
Word", il disco solo strumentale di qualche tempo fa. Mi ha fatto
capire che la musica è come lo scafo d'una barca, le parole come il timone. E
avendo capito cosa vuol dire viaggiare senza timone, mi sono molto semplificato,
con un utile alleggerimento. C'è ancora molto di quel disco anche qui: credo di
averlo scritto pensando più ai juke-box sulle spiagge d'estate, a certi
successi Tamla Motown dei '60, che al ponderoso concetto di canzone d'autore».
Il pop è morto, bisogna inventarsi altri suoni?
«No, il pop è vitalissimo. Il problema semmai siamo noi compositori:
riandando ai '60, trovi scritture compatte. Oggi l'abito è facile da cucire, ma
la scrittura è un po' debole. Ho da poco riascoltato un nastro di Stevie
Wonder: non c'è più nessuno che scriva così, una piccola deroga al
desiderio di andare sempre avanti va fatta».
Quante volte si è sentito tirare la giacca dalla politica?
«Tante, anche se in modo non violento. Mi sono stufato, per questa traccia
che non mi abbandonava mai. Mi spiace che mi sento più libero così».
Il primo brano, «La bottega del filosofo» parla di insegnanti che si
trasformano in filosofi...
«Non sento nessuno che rinunci a parlare, come purtroppo sto facendo io
ora. Nell'entroterra ligure ancora si trovano buone università che insegnano la
parola opportuna: che non è mai né troppo corta né troppo lunga».
«C'è tempo» dice un brano. Per che cosa, Fossati?
«Ho un rammarico. Non ho capito a tutt'oggi se avrei più desiderato essere
un normale padre di famiglia oppure un essere più libero, e all'inseguimento
della passione per la musica».
Perché ha cantato il pezzo dato a Celentano?
«Un po' per divertimento, un po' perché non mi dispiace un parallelo con
lui, e non gli si può competere dal punto di vista vocale».
Nel disco viene spesso richiamata la gelosia.
«Non c'è, per esempio, da esser gelosi della mia vita, che è talmente
semplice. Abito in campagna, non frequento avvocati ma falegnami, passeggio,
prendo il sole. Vedo gente che arriva su fra i boschi e si mette a suonare il
clacson anche se per strada non c'è nessuno».
Che cosa si aspetta da un disco così lieve, diverso?
«Cadendo in un periodo come questo in ipotesi di guerra, spero possa
servire a confortare qualche animo come il mio».
Nell'ispirazione sentimentale ed esistenziale, fa eccezione «Pane e coraggio»,
sull'emigrazione.
«Ma va oltre lo steccato politico, ha solo riferimenti umani, potrebbe pure
essere sugli emigranti del secolo scorso. Ha lo stesso valore di "Italiani
d'Argentina" o di "Mio fratello che guardi il mondo».
Dal primo marzo lei è in tournée.
«E farò il possibile perché il concerto somigli al disco. Già l'aria è
quella che è, non peggioriamo le cose».
Mariella Venegoni
La Stampa, 7 febbraio 2003
Esce «Lampo viaggiatore», fatto di canzoni e
basta, «senza complicazioni concettuali o sonore»
Fossati: un album contro i troppi filosofi professionisti
Nove inediti più «Io sono un uomo libero», lanciata da Celentano
ROMA - «In tempi come questi ho sentito una
gran voglia di far canzoni e basta. Senza complicazioni concettuali o sonore».
Così Ivano Fossati spiega «Lampo viaggiatore», l’album con cui torna alla
ribalta. Nove canzoni nuove, più «Io sono un uomo libero» a suo tempo ceduta
a Celentano che da un verso («Esco di rado e parlo ancora meno») aveva tratto
il titolo dell'album.. Non bastava Celentano?
«Lui è imbattibile sul piano vocale. Ma io volevo eseguirla anche a mio
modo».
Nella presentazione lei dice di aver abbandonato l'enigmistica del passato e
di aver pensato più ai juke-box e alle spiagge d'estate...
«Il disco precedente "Note One World" era solo strumentale. Pur
restando deciso a esplorare lo scollamento che esiste fra musica e parole, ho
capito che le canzoni sono come barchette: la musica è lo scafo, le parole sono
il timone. Con questa teoria mi sono semplificato la vita».
La canzone che apre l'album "La bottega di filosofia" è quasi un
manifesto: visioni, ricordi, ma anche un attacco ai troppi "filosofi
professionisti"...
«Viviamo in tempi in cui tutti sono filosofi e nessuno rinuncia a parlare.
Si parla troppo. I lunghi periodi che trascorro nei paesini dell'entroterra
ligure sono stati la mia università. Lì, ho capito il senso della parola
opportuna, né troppo né poco, quella che serve».
Ancora una volta il senso del viaggio: in copertina un locomotore del ’35,
poi una canzone dal ritmo ferroviario: «Lampo (sogno di un macchinista
ferroviere)»...
«E’ una metafora. Il macchinista sogna un viaggio siderale. Arrivare dove
non ci sono binari, sulla spiaggia, sul ghiacciaio: capricci impossibili per una
locomotiva. Dopo questa unica "notte brava", in cui arriva ovunque,
"senza fari e senza corrente", rientra nel percorso obbligato della
sua vita. Come tutti noi. E il suo pensiero ultimo, da bravo macchinista, è
quello di ritornare, puntuale, dopo il sogno, al mattino, accanto alla donna che
ama».
Ci sono anche due brani intensi sulle/per le donne: «Il bacio sulla bocca»
con citazione del classico «Che ci importa del mondo» e «La bellezza
stravagante»….
«Non posso competere con la sensibilità femminile. E’ inarrivabile. Mi
sfugge. La vita senza donne è impossibile, inesistente. E allora ho cercato
delle metafore - "la pioggia sull’asfalto d’estate" - o dei lampi
tipo "alla fine di ogni notte ho desiderio di incontrare l’amore che
arriva senza ritegno", per sfiorare il tema delle donne, della bellezza,
dell’amore. In queste canzoni ho cercato di evitare l’effetto ridondante
dell’orchestra, preferendo la semplicità dei quartetti degli anni ’50».
Il pop è morto?
«Assolutamente no, lo dico io che non lo frequento da almeno 15 anni. E’
vitalissimo. Siamo noi autori che non siamo più capaci di scriverlo. La canzone
è prima di tutto scrittura, è sostanza. Il resto è vestito. Facilissimo.
Negli anni ’50 erano più "alti", più "compatti". Non
c’è più nessuno che componga armonizzando come Stevie Wonder».
Il disco si chiude con una canzone curiosa, «La cartolina».
«Una cartolina al contrario. Ero in un paesino dell’Appennino ligure: di
solito si scrive "non vedo l’ora di partire per rivederti". Io
invece canto «non ho nessuna intenzione di scendere a valle perchè in questo
fare niente sono felice».
Mario Luzzatto Fegiz
da
Il Corriere della Sera, 7 febbraio 2003
IVANO FOSSATI -
LAMPO VIAGGIATORE
A
certe persone sembra che riesca più facile che ad altre. Quella ricerca
dell'autentico e dell'interessante in ciò che ci circonda, per dare gusto,
pienezza, un senso alla vita: a Ivano Fossati riesce, o perlomeno gli
riesce di condensare tutto ciò nei suoi dischi, e senza mai sbagliare un colpo.
Anche
"Lampo Viaggiatore" non tradirà i fans del cantautore
genovese, anzi. Forse li stupirà lievemente, ma con continuità rispetto al
passato. Di nuovo in questo lavoro c'è una certa leggerezza che traspare da
musiche e testi, e che prende in contropiede questi tristi tempi di guerra che
senz'altro cozzano con uno spirito libero e pacifico come quello di Fossati.
Senza rinunciare alla sua tipica raffinatezza e complessità, questi ci regala
un lavoro che odora di primavera, di aria aperta, non certo di petrolio o uranio
impoverito. Di fiducia, addirittura: coraggioso, come sempre poco allineato.
L'album si apre con "La Bottega Di Filosofia", il primo
singolo, un pezzo che affida ad un quasi-funky un'effervescente serie di
incitazioni positive. Qui ed in tutto il disco, Fossati parte come
d'abitudine da un piano autobiografico per arrivare a parlarci del mondo e dei
nostri sentimenti. E lo fa regalando ancora bellissime immagini evocative
("le nostalgie di ieri sono pioggia sull'asfalto, sono pioggia
sull'asfalto d'estate", da "La Bellezza Stravagante"),
metafore spesso nascoste, o a scoppio ritardato, che solo parecchi ascolti
permetteranno di intuire.
Ivano è tornato a parlarci di tempo, ricordi, di viaggi e paesaggi, di donne e
bellezza, Italia, modernità, emigranti... Il suo sguardo non è cambiato:
poetico, sognante, calmo ed emozionato, attento alle sottigliezze e alle ragioni
del cuore, uno sguardo al quale indizi apparentemente simili possono mostrarsi
completamente distinti. Ma giusto con un pizzico di semplicità in più rispetto
al passato. Da segnalare inoltre la presenza di un bel pezzo scritto da Fossati
per Celentano qualche anno fa ("Io Sono Un Uomo Libero"),
a suggerire curiosi parallelismi tra i due personaggi.
Parte della freschezza del disco è dovuta sicuramente alla produzione dello
stesso Fossati, e al gruppo che fa da supporto al cantautore. Al posto
del collaudato ensemble che ha sfornato le gloriose ultime produzioni (Beppe
Quirici, Elio Rivagli e compagnia: obbligatorio l'ascolto dei due album live
del 1993 per comprenderne la potenza) si trova una nuova band, che non fa
comunque rimpiangere il passato.
Oltre a nomi di culto del panorama musicale italiano come Lele Melotti,
da segnalare la presenza del figlio Claudio, notevole batterista e
percussionista, e il sax di Valentino Bianchi dei Quintorigo. Ivano siede
al pianoforte solo in qualche episodio, peraltro notevole (in "Ombre E
Luce" ad esempio), cedendo spesso il compito ad altri. Il risultato è
un pop raffinato, una leggera tela musicale che accoglie perfettamente le
tipiche tessiture melodiche Fossatiane. Il cantante, inoltre, fa uso di un
timbro vocale roco e diretto, guadagnando in sincerità.
L'anno si è dunque aperto con il gradito ritorno di uno dei migliori cantautori
viventi. Un ottimo lavoro, in cui non spiccano momenti isolati, ma piuttosto
caratterizzato da un livello medio elevato di tensione positiva. Un altro
prezioso regalo, da scoprire e custodire con gelosia. E dunque, ancora una
volta: Grazie, Ivano.
Andrea Presciuttini (da www.kalporz.com)
Esce oggi nei negozi "Lampo viaggiatore",
nuovo sorprendente album del cantautore genovese Ivano Fossati tra i binari del tempo
«Ho voluto provare a innamorarmi di nuovo della canzone, semplice e
leggera»
«È difficile parlare ora di
un lavoro durato due anni – dice Ivano Fossati del suo nuovo "Lampo
viaggiatore" in uscita oggi - è come una nebbia che si alza.
Molto si rifà a "Not one word", l'album senza parole. Scrivendo
quel disco di sola musica mi è venuta voglia di reinnamorarmi della canzone,
della sua semplicità, e ho voluto costruire un disco senza possibilità di una
doppia lettura, senza metafore o complicazioni, senza nascondermi e senza zone
d'ombra come la nostalgia, perché in momenti come questi non ce n'è
bisogno».
"Lampo viaggiatore" è un lavoro curioso per chi è abituato a Fossati
come il 51enne cantautore genovese si era mostrato negli ultimi anni. Dieci
canzoni semplici, ritmate, solari segnano lo scorrere del tempo in varie forme,
in vari momenti, parlando di vita, di persone, di amori, di sensazioni.
«Mi sono trovato a scrivere canzoni che volevo avessero testi leggibili e
comprensibili, che alla prima lettura si potesse dire subito "mi
piace" o "non mi piace", evitando di divertirmi con
l'enigmistica. Mi sono liberato del desiderio di
fare di più. È un po' il ritorno a un certo mio modo di comporre di molto
tempo fa, solo che queste canzoni, che di solito scrivevo per altri, questa
volta me le sono tenute per me e ho fatto io l'interprete di me stesso».
Nel disco c'è il ritorno al vecchio amore per il viaggio, anche il viaggio
onirico, quello del visionario con un congegno capace di fermare il tempo: «Ho
pensato che si può anche essere dignitosamente spaventati dal tempo in cui si
vive. Io sono abbastanza spaventato in una misura che comunque mi garantisce la
dignità. Volere un congegno che sposta il tempo significa aver paura, e si può
affermare che ci sono angoli del tempo che appaiono migliori, con una miglior
temperatura morale di questi momenti in cui sembra che, gli
uomini, la gente tutta, si stiano allineando in basso. Ci stiamo
disgregando e lo diceva Gaber in una delle ultime interviste che
ho letto».
Anche tu "non ti senti italiano" come lui? «Mi sento come lui in
questo, con questo senso di non appartenenza dove poi alla fine scopri che
invece ci tieni. Io sono italiano, non ho altra scelta e non voglio averla. È
la mia matrice. Ma vedo intorno troppe cose che non mi piacciono».
Il disco è fatto di dieci canzoni. Proviamo a leggerle insieme: «"La
bottega di filosofia", molto ironica, è nata alla chitarra
partendo dall'idea di "Un mondo in Mi7". Molte canzoni di questo disco
sono nate così, alla chitarra, inseguendo particolari atmosfere o idee...».
Così sono nate le canzoni con la C maiuscola di tanti anni fa...
«Ci ho pensato. Ho abbandonato la tecnologia, i computer e ho provato
a scrivere come facevo negli anni '70 con Oscar Prudente. C'è un
po' di "Panama" e di canzoni nate con grande giocosità. Ho
cercato leggerezza, che è anche una reazione ai quello che viviamo, sentiamo
tutti i giorni. Io sono un uomo antico. Inutile negarlo. In copertina ho messo
un vecchio locomotore che mi piaceva e mi chiedevo perché. Poi mi è venuto in
mente che era quello che da bambino guidava il treno che mi portava alla colonia
estiva. Sono fotografie, cartoline,
cose vissute che restano lì. Senza nostalgia».
Ci sono canzoni come "Pane e coraggio" «parente di
canzoni come "Mio fratello che guardi il mondo" che fotografa i
movimenti delle genti dal sud o dall'est che poi sono quelli di sempre o anche
quelli di una volta, di "Italiani in Argentina".
È una canzone umana, con un fondo di speranza. Non politica. Che mi piace per
la sua universalità e che spererei che fosse un tantino più alta di una
visione politica».
C'e "Lampo (sogno di un macchinista ferroviere)” e "C'è
tempo", piccolo capolavoro «che all'inizio neanche volevo
mettere». E "Contemporaneo" «in cui sono
chiaro: in questo mondo io "corro e desidero", e cado nelle trappole
come tutti quanti. Ci vivo dentro come tutti, non lo guardo dall'alto, con
distacco».
"Il bacio sulla bocca" è una vera canzone d'amore «finalmente
senza malinconia. Una volta
scrivevo sempre cose tristissime, nate da amori conclusi. Qui no. E sono felice
perché qui faccio davvero il cantante».
E racconta della "Bellezza stravagante", di una "domenica
al cinema" in "Ombre e luce" che mescola la
realtà di coppia al desiderio di vivere un sogno alla Woody Allen, un po'
l'idea di "La rosa purpurea del Cairo", «e se noti c'è pure un
clarinetto alla fine», annota Ivano.
"Cartolina" chiude il disco con una fotografia di benessere «dell'uomo
che va a guardare la corriera che parte per essere sicuro di restare dov'è»,
mentre "Io sono un uomo libero" è una dichiarazione
d'indipendenza.
Dici "non sono di destra, non sono di sinistra". Anche qui un
po' come Gaber?«Quello di Gaber era un gioco, un
ritratto di Celentano. Ma vale anche per me e soprattutto adesso.
Sono convinto che sia importante la verità vera e la chiarezza con gli altri.
Io resto lo stesso di sempre, ma rivendico la
rapidità e mobilità delle mie idee. A volte mi sono sentito un po'
tirato per la giacca e non mi ha fatto piacere. Resto uno che vota a sinistra,
ma aspetto un treno su cui salire».
L'1 marzo a Varese partirà il suo nuovo tour: «Ho messo insieme una piccola
vera band. Voglio divertirmi, con un sacco di luci e colori».
Giò Alajmo
Il Gazzettino, 7 Febbraio 2003
Fossati, con leggerezza
Nato nella cornice rurale del suo
"buen retiro" appollaiato sull'Appennino
tosco-ligure, "Lampo viaggiatore" offre ad Ivano
Fossati l'opportunità di reinventarsi «pensando più ai juke box sulle
spiagge d'estate che al poderoso concetto di canzone d'autore». Di puntare dritto
ai sentimenti proprio come la motrice classe '35 messa sulla copertina
dell'album per sferragliare attraverso 9 nuove canzoni più la rivisitazione
di quella "Io sono un uomo libero" scritta tempo fa per Adriano
Celentano.
A breve il tour, con debutto il primo di marzo a Varese.
il 4 a Bologna.
Nell'universo sentimentale tracciato da questo disco
balza all'occhio una "Pane e coraggio" mirata invece sul
dramma dei profughi che approdano nel
Salento alla ricerca di un futuro. «In fondo è una
canzone di sentimenti pure questa, visto che non offre una visione politica
della faccenda, ma racconta le vicende di questa gente dal lato puramente umano.
Un po' come altre mie canzoni dedicate all'argomento come "Italiani
d'Argentina" o "Mio fratello che guardi il mondo"»".
In passato, però, più di una volta s'è
fatto tirare la giacca dalla politica. «Sì è accaduto,
e ho provato una sensazione di disagio nello scoprire che un semplice momento
del mio percorso personale ed artistico lasciava una traccia tanto lunga.
Io mi sento molto più libero delle canzoni che scrivo e
non mi va di rimanere ancorato ad alcune di esse».
In "Lampo" racconta la
storia di un macchinista che sogna di fuggire via con la sua locomotiva.
«E' la storia di un uomo che vagheggia una vita senza binari, che
carezza un sogno impossibile. Ma che non dimentica il suo animo di ferroviere e
alla fine spera solo di essere puntuale all'appuntamento con la
vita e con la donna che gli dorme al fianco».
Cos'è cambiato in "Lampo viaggiatore"? «E'
cambiato l'approccio. E per questo devo ringraziare "No One Word",
il cd strumentale di due anni fa. Ho sempre pensato alle canzoni come a delle
barchette: la musica è lo scafo e il timone sono le parole. Capire cosa
significa viaggiare senza timone mi ha molto semplificato la vita». Una
semplificazione che si rifletterà anche sui concerti?
«Sì. In passato mi sono spesso complicato le cose suonando pezzi di
Roland Kirk o facendo riferimenti alla musica atonale, stavolta voglio fare un
concerto di canzoni da cui la gente possa uscire con un pizzico di leggerezza
in più».
Andrea Spinelli
Il resto del Carlino, 7 febbraio 2003
Tanta voglia di leggerezza ma piena di
malinconie
Sbuffi, binari, bellezze che sfuggono e colpiscono, e soprattutto un ritrovato
desiderio di vita.
Se questo e’ il disco che Fossati, come dice, ha scritto pensando ai
juke-box estivi, allora cosa avrebbe inciso pensando a cose piu’ impegnative?
Scherzi a parte, Lampo viaggiatore e’ davvero un disco diverso,
una svolta nella carriera di Fossati.
E’ suonato con raffinata semplicita’, senza sotterfugi, con molte
rimembranze e perfino qualche richiamo all’immediatezza dei suoni Motown. Ma
da qui a dire che si tratta di un disco leggero, ce ne corre. Anzi, la sua
presunta leggerezza lo fa apparire come un discorso filato, ma carico di
significato, trafitto da un dolore costante per il bello che stiamo perdendo e
un nuovo che avanza con implacabile nullita’.
Ci sono (Pane e coraggio) gli immigrati che arrivano in Italia col
loro carico di sogni sbagliati, c’e’ il macchinista (Lampo)
che cerca luci di osterie nella notte, ci sono i filosofi presuntuosi e inutili
di oggi (La bottega di filosofia) e le ambiguita’ del correre
verso una cieca modernita’ (Contemporaneo).
Ci sono molte dichiarazioni d’amore verso il vivere, pur massacrato dagli
eventi del mondo, come in C’e’ tempo, che potrebbe essere la
sua nuova La costruzione di un amore e sguardi pudici e commossi
verso la bellezza e l’amore.
Un disco che torcere la pancia di sublimi malinconie, ma che e’ portato con
serenita’ e uno stile limpidissimo.
Sono pillole di coscienza da mettere si’ in un juke-box, ma di una spiaggia
che ancora non c’e’.
Gino Castaldo
La Repubblica, 7 febbraio 2003
Fossati: le mie canzoni per il juke-box
Ivano presenta Lampo viaggiatore, disco lontano dalla politica, in
cui riassapora il piacere di una canzone alla chitarra e la naiveté del pop
americano dei primi anni Sessanta. "Ma non ho perso la coscienza
civile"
Dopo le congetture, le indagini, le soffiate e i pronostici, la parola passa
finalmente al protagonista. Parliamo di Ivano Fossati, che oggi ha presentato a
Roma il suo nuovo album, Lampo viaggiatore, in uscita domani, 7 febbraio,
su cui si è già scritto tutto e il contrario di tutto. Il cantautore fa piazza
pulita del chiacchiericcio spiegando con chiarezza il suo disco. Un album di
canzoni, lontano dalla politica seppur attento al sociale, in cui Ivano
riassapora il piacere di una canzone alla chitarra e la naiveté del pop
americano dei primi anni Sessanta. In una parola, semplicità.
Dieci i nuovi brani: oltre al singolo La bottega di filosofia, da alcuni
giorni alla radio, ecco il tema dell'emigrazione che ritorna in Pane e
coraggio. E poi, Io sono un uomo libero, scritta per Adriano
Celentano. "E' un brano biposto, che prende spunto da alcuni piccoli
caratteri della vita di Celentano mischiati ai miei. Come il piacere di stare a
casa. Dal punto di vista vocale è abbastanza duro competere con Adriano ma ho
cercato di farla un po' diversa".
Il ritorno della canzone popolare
"Ho scritto le canzoni pensando più ai juke-box sulle spiagge d'estate e a
certi successi Tamla Motown degli anni Sessanta che al ponderoso concetto di
canzone d'autore. La speranza è che si tratti di brani leggibili al primo
ascolto senza avere il sospetto di dover capire di più". Un desiderio di
immediatezza sviluppato dal precedente album Not One Word: "Un disco
fondamentale per il reinserimento della canzone in una forma più semplice e
meno elaborata".
La bottega di filosofia
"Un giorno ho imbracciato una chitarra e mi sono messo a cantare Il
mondo in Mi 7. Ho capito che mi sarebbe piaciuto tornare a scrivere canzoni
che potevano essere riprodotte tenendo la chitarra sulle ginocchia. Il testo
parla, con ironia, della paura che ho del tempo in cui viviamo, un tempo che
ritorna senza nostalgia e che conserva anche un po' di speranza".
"Cosa mi fa paura? Il progressivo deteriorarsi della capacità morale di
molta gente, capire che quello con cui siamo stati educati da piccoli oggi vale
molto di meno, scoprire che ci si allinea verso il basso con tanta facilità,
aver perso la bussola nei confronti di ciò che è etico e morale. Questo mi
sgomenta".
Via dalla Seconda Repubblica
"Non faccio riferimento al tempo attuale, ma agli ultimi venti anni che ho
vissuto. Lo so, sono stato etichettato come cantautore di sinistra (la sua Canzone
popolare è stata scelta come inno dell'Ulivo, ndr), ma non mi piacciono le
etichette, mi dà fastidio essere tirato per la giacca. Sento un'estraneità
sostanziale del mio modo di vivere con quel po' di immagine che mi è stata
disegnata. Ne farei volentieri a meno, vorrei si pensasse a me come
musicista".
"Non è che ho perso la coscienza civile ma non mi sento del tutto adeguato
all'esposizione del mio lavoro nel senso dell'impegno. Ho sempre la sensazione
che la musica possa fare poco, che si possano dire delle banalità con la
partecipazione civile. La mia coscienza è vigile ma continuo a non credere
molto nelle popstar che si impegnano".
Intrappolati da Tv e classifiche
"Il brano Contemporaneo parla di un personaggio che rappresenta
tanti di noi, me compreso. Corre, desidera e cade nelle trappole della vita. Una
di queste è la televisione. Mi fa paura, molta. Una tv così ricca e una scuola
così povera mi preoccupa, me ne scollego a lungo e volentieri. Le classifiche
non sono al centro del mio interesse e poi sono cresciuto in un'epoca in cui
dicevamo che le classifiche dovevano essere lette al contrario per capirci
qualcosa. Comunque mi fa più effetto vedere un teatro pieno che un mio disco in
classifica".
Il tour
Partirà il primo marzo da Varese e arriverà il 4 a Bologna, il 14 a Roma
(Auditorium), il 24 a Torino, il 26 a Genova, il primo aprile a Palermo, il 5 a
Bari, il 7 a Napoli, il 12 a Firenze e il 16 e 17 a Milano (Smeraldo). "Sarà
un tour che dovrebbe somigliare al nuovo disco, una raccolta di canzoni
luminose. E spero di non dover andare in tv a far promozione, non mi sento a mio
agio davanti alle telecamere".
Giuliana Pesce
Kataweb, 6 febbraio 2003
FOSSATI, UNA NUOVA SOLARITA' SENZA METAFORE
DA DOMANI NEI NEGOZI 'LAMPO VIAGGIATORE'
A due anni dall'esperienza
''muta' dell'album precedente, 'Not One Word', Ivano Fossati
torna con 'Lampo viaggiatore', 10 brani ''senza metafore''
frutto della riscoperta passione per una canzone ''più semplice e diretta'',
del desiderio di ''farsi capire subito''.
L'album, prodotto dallo stesso Fossati, è da domani nei negozi.
In 'Lampo viaggiatore' il cantautore genovese abbandona il 'piacere
enigmistico, la scrittura labirintica' per una ricerca
di solarità: ''Spero che questo lavoro sia molto più comprensibile
e leggibile al primo impatto, senza avere il sospetto che ci
sia da capire di piu' '', dice Fossati, che comunque in futuro ha intenzione
di riprendere il secondo capitolo di 'Not One Word'. Un lavoro
cui dice di ''dovere moltissimo'' e
che non lo ha allontanato dal piacere di scrivere canzoni ma ''anzi, mi ha
riavvicinato''.
L'album si apre con 'La bottega di filosofia', primo singolo già
in programmazione nelle radio, al centro
del quale c'è ''l'ironia di chi ha
paura del tempo che viviamo''.
Un tema, quello del tempo, che ritorna in
tutto il cd, ma ''a differenza che in passato,
senza nostalgia. Ora è un tempo lucido, distaccato. Quello che mi fa paura -
aggiunge - è il progressivo deteriorarsi della capacità morale di molta
gente. Scoprire che quello cui siamo stati educati vale meno, che tutto ciò che
credevamo non lecito diventa pratica comune. Ci si
allinea verso il basso, con facilita' ''.
Ma non c'è alcun riferimento al momento
politico. ''Non mi riferisco a cose recenti, ma agli ultimi 20 anni''. E
ha paura della televisione, ''così ricca rispetto a una scuola così povera.
La tv è deprimente e ha influssi sui più
giovani, ma anche su di me''.
Rispetto alla guerra dice di essere ''un
uomo con una coscienza sensibile, ma - aggiunge - ho sempre pensato che
la musica pos ire anche banalità. La partecipazione civile è un'altra cosa, è
dell'uomo, non del musicista. Come uomo però sto molto attento, la
mia coscienza è fortemente vigile''. Lo dimostra ''Pane e coraggio'',
un piccolo racconto umano della tragedia
dell'immigrazione clandestina, che sottolinea
il coraggio che ci vuole per lasciare ''una terra che ci odia'' per
andare in un'altra ''che non ci vuole''.
Dell'etichetta di cantautore di sinistra,
dopo che la sua 'Canzone popolare' è stata adottata
come inno dell'Ulivo nella vittoriosa campagna elettorale del '96,
dice: ''Sono un musicista e non mi piace essere tirato per la giacca.
Mi sento estraneo a quell'immagine che mi è stata disegnata addosso. Vorrei che
pensassero a me come a un musicista, anche se so che resterà
un mio desiderio''.
Fossati fa anche autocritica. In 'Contemporaneo' parla di
potere e di nevrosi, di un futuro feroce e
del desiderio di controllare i sentimenti. ''E'
una critica anche nei miei confronti - spiega - Anch'io sono tra quelli
che corrono e desiderano. Cado nelle stesse
trappole in cui cadiamo tutti'', confessa.
Ma c'è anche un brano che definisce ''un
bi-posto'', ''Io sono un uomo libero'', scritto per Adriano
Celentano: ''Mi piaceva che ci fosse una versione sua e la mia. Dal
punto di vista vocale è duro competere con Adriano, per questo ho cercato
di renderla diversa per evitare paragoni''.
Da sempre indifferente alle classifiche, Fossati non entra più di tanto nella
polemica sollevata di recente da Claudia Mori sull'attendibilità delle
rilevazioni: ''Forse sono attendibili,
ma parziali'', si limita a dire. E aggiunge: ''Le classifiche non le ho
mai guardate in questi 30 anni. Di solito i miei dischi ci restano un quarto
d'ora. Amo vedere il teatro pieno di persone attente: quella è la mia
classifica. E' lì che prendo la temperatura del mio lavoro''.
''Il tour - anticipa - somiglierà al
disco, una raccolta di canzoni senza
chiaroscuri, con meno angoli rispetto al passato.
Dicono che se non hai sprecato il tuo tempo, con l'età si impara.
Io ne ho sprecato, ma credo - conclude - che una buona parte sia andata
a buon fine''.
Elisabetta Malvagna
ANSA, 6 febbraio 2003
Sorprendente il singolo che anticipa ‘Lampo Viaggiatore’, il nuovo album di Fossati
E’
“La bottega di filosofia” il singolo (che sarà trasmesso in radio dal 18
gennaio) tratto dal nuovo album di Ivano Fossati, intitolato “Lampo
Viaggiatore”,
composto da dieci canzoni e in uscita il 7 febbraio.
Rockol ha avuto modo di ascoltare il brano, che musicalmente è parecchio
sorprendente per chi si aspetta il Fossati classico. Le sonorità sono inusuali,
giocose, spostate verso il rhythm and blues e certo rock anni Settanta.
L’impatto è notevole, energico: non compare il pianoforte, da tempo strumento
principe di Fossati. C’è una chitarra ritmica a segnare il tempo,
un’armonica blueseggiante che s’insinua spesso, un hammond che entra in
primo piano verso la fine del pezzo, coretti femminili.
Ecco alcuni stralci del testo, che è una confessione rivolta ai ragazzi di
oggi: “Oggi chiamano filosofi se stessi gli insegnanti di filosofia/ io vedo
chiaramente quello che ho d'intorno/ vedo senza aiuto e meglio senza
occhiali”; “Io me li ricordo i fatti e le parole/l'odore del desiderio delle
belle da marito /le corse in macchina per Genova di pietra / il suono delle
promesse la luce dentro gli occhi”, “Abbiamo tutti un amico che non
parla/oppure non capisce o non ci sente/ al mio leggo i giornali qualche volta /
nelle domeniche di sole a tradimento/ sono un borghese visionario / lui un
rivoluzionario cieco / io un servo sciocco / lui uno che intreccia il vento / e
non sappiamo che rivoluzione fare/ e allora rimando ragazzi e insegno a
rimandare”.
L’inciso è: “Sono un visionario e vedo quello che non c'è/sogno una
macchina che riavvolge il tempo/sono un visionario vedo quello che non c'è
/sogno una macchina che riavvolge il tempo”.
L’album, che come anticipato da Rockol (vedi news) è stato registrato a
Bologna, è stato prodotto dal cantautore stesso insieme al figlio Claudio, che
suona anche batteria e percussioni. Tra gli altri musicisti coinvolti ci sono
Paolo Costa al basso e Lele Melotti alla batteria.
Dopo l’uscita del disco Fossati inizierà una serie di concerti, ancora in via
di definizione. Suonerà fra l’altro a Varese (Teatro di Varese) il 1 marzo, a
Bologna (Teatro Medica) il 4 marzo, a Vercelli (Teatro Civico) l’11 marzo, a
Pescara (Teatro Circus Visioni) il 15 marzo, a Verona (Teatro Filarmonico) il 17
marzo, a Trento (Auditorium Santa Chiara) il 18 marzo, a Riccione (Palaterme) il
21 marzo, a Padova (Palazzetto San Lazzaro) il 22 marzo, a Torino (Teatro
Alfieri) il 24 marzo, a Genova (Teatro Carlo Felice) il 26 marzo.
da RockOnLine, 17 gennaio 2003
Il
nuovo Fossati versione filosofo
«Sono un visionario e vedo quello che non c'è/sogno una macchina che...
riavvolge il tempo».
E´ la prima frase e anche la più ripetuta tra le tante che compongono il testo
della nuova canzone di Ivano Fossati, «La bottega di filosofia». Si
potrà ascoltare da oggi in tutte le radio e preannuncia il cd «Lampo
Viaggiatore» nei
negozi il 7 febbraio.
A tre anni esatti dall'uscita di «La disciplina della terra» e dopo la
parentesi che nel 2001 portò l'artista genovese alla realizzazione di un disco
strumentale intitolato «Not one word», è l'ora del ritorno. D'altra parte,
interrogato sul suo futuro, Fossati proprio dopo l'uscita del disco senza parole
aveva anticipato che prima del 2003 non sarebbe stato possibile neppure
ipotizzare l'uscita di un nuovo lavoro. Immediatamente dopo l'uscita di «Lampo
Viaggiatore»,
Fossati si dedicherà anima e corpo ad un tour per il quale c'è già la
prima data: primo marzo a Varese. Se non conoscessimo il cantautore e la sua
ritrosia nel seguire i ritmi commerciali della discografia, potremmo dire che la
nuova canzone è stata fatta apposta per le radio. Ritmo veloce e sincopato, un
testo facile da ricordare e l'uso di un organo hammond a far da contrappunto
alla voce, rendono il singolo quasi perfetto per un futuro luminoso e di
successo.
Se l'album avrà, come immaginiamo, pezzi riflessivi e introspettivi ma potrà
contare su altre canzoni come il primo singolo, allora Fossati ha colpito
nel segno. Addirittura, qualcuno si è già lasciato scappare frasi tipo: «Il
prossimo disco di Ivano farà il botto. Avete in mente "La mia banda suona
il rock"? Ecco, nel nuovo cd ci sono pezzi come quello e "La bottega
di filosofia" è un piccolo assaggio». Il testo si rivolge direttamente ai
ragazzi, immaginari studenti di un immaginario professore confuso e non tanto
felice. «Oggi chiamano filosofi se stessi gli insegnanti di filosofia - dice il
testo fra l´altro - io vedo chiaramente quello che ho d'intorno, vedo senza
aiuto e meglio senza occhiali. Guardate ragazzi il Meridione della terra,
l'Antartide che oggi ci sovrasta. Lo stomaco del mondo è capovolto, come un
sacco ci sventola sulla testa».
E ancora, descrivendo il dialogo con un immaginario alter ego: «Sono un
borghese visionario, lui un rivoluzionario cieco, io un servo sciocco, lui uno
che intreccia il vento, e non sappiamo che rivoluzione fare, e allora rimando
ragazzi e insegno a rimandare». Fossati ha rinnovato quasi completamente
il suo gruppo di lavoro e il disco è stato registrato tutto a Bologna.
L'attesa è notevole e se fra poco la casa editrice Editori Riuniuti pubblicherà
«100 dischi ideali per capire la nuova canzone italiana» dove Fossati
fa la parte del leone, anche il regista Carlo Mazzacurati ha coinvolto il
cantautore. Ivano ha infatti scritto le musiche per il film «A cavallo della
tigre» che ancora una volta ha messo in luce l'anima di un musicista attento e
colto. Infine, una bella notizia dall'estero. Tony Levin (uno dei più
bravi bassisti del mondo), grande collaboratore di Peter Gabriel, ha
appena pubblicato «Double espresso». Un doppio cd live nel quale ha inserito,
cantata in italiano, «L'abito della sposa», un brano di Fossati presente nel
disco «Macramè».
Luca Dondoni
da La Stampa, 18 gennaio 2003
Fossati,
un disco figlio del dubbio
Titolo modificato in “Lampo viaggiatore”, uscirà il 7 febbraio il
nuovo album del cantautore.
Assente il braccio destro Beppe Quirici, pianoforte soppiantato da chitarra,
armonica e Hammond.
Ivano torna a strizzar l'occhio all'America?
Il dubbio. Forse questa può essere una delle mille chiavi per aprire lo scrigno
prezioso che è la canzone di Ivano Fossati. Il suo nuovo album, in
uscita il 7 di febbraio a tre anni dall'ultimo disco di canzoni, doveva
chiamarsi Lampo (per la cronaca come il titolo di un vecchio album di Gianmaria
Testa) e invece pochi giorni fa è diventato Lampo viaggiatore.
Se non sono dubbi questi… Il cambio al volo è stato fatto quando già girava
in radio il nuovo singolo, La bottega di filosofia, che ha causato gioiosi o
perplessi punti interrogativi sulle teste degli esegeti fossatiani. Perché
musicalmente viaggia lontano dai lidi che il cantautore genovese ha toccato
negli ultimi decenni.
Tanto per cominciare non c'è il pianoforte, la coperta di Linus del Nostro. C'è
invece una chitarrina che detta il ritmo, un'armonica blueseggiante, cori
femminili, un hammond che sbuca fuori nel finale. Il risultato si avvicina al
rhythm and blues. Il testo invece è tipicamente fossatiano: pensieri liberi,
annotazioni, brandelli di ricordi, accostamenti semantici inconsueti rivolti a
una non
Secondo indiscrezioni, l'album (che è stato registrato a Bologna) sarà
prodotto da Fossati insieme al figlio Claudio, valente
percussionista.
Ma come sarà questo nuovo disco? Vuoi vedere che il genovese stavolta ha
mollato le ancore ed è tornato, almeno in parte, a quando negli anni Settanta
strizzava l'occhio più all'America del nord che a quella del sud? Ad ascoltare
il singolo qualche yeah può scappare, mentre il piedino tiene il ritmo. In una
chiacchierata di un paio di anni fa, Fossati ci diceva che ultimamente "mi
sono accorto che felicemente mi porto dietro anche gli inizi. Io musicalmente
sono anche quello dei Delirium, quello degli inizi. C'è ancora quella
cosa lì dentro di me. Mi sono tirato dietro tutto come se fosse un bagaglio
enorme, come se avessi centinaia e centinaia di valigie al seguito. E poi man
mano aggiungo".
Si potrebbe pensare che stavolta abbia avuto voglia di aprire una di quelle
vecchie valigie e ributtarcisi dentro. Volendo ci sono anche altri indizi: Beppe
Quirici, braccio destro di Fossati da diverso tempo, non è della
partita. Visto che si possono tranquillamente escludere screzi fra i due, la
motivazione può solo stare nella voglia di cambiare. Tanto più che sono nuovi
anche i musicisti che hanno suonato nel disco, strumentisti come Mirko
Guerrini ai fiati, Paolo Costa al basso e Lele Melotti alla
batteria.
Non resta che aspettare il 7 febbraio (anzi prima, poiché dal 3 Radio Capital
trasmetterà in anteprima i brani del disco). Il 14 febbraio invece Fossati
sarà a Milano, al punto vendita Feltrinelli di Piazza Piemonte, per
presentare il suo nuovo lavoro (ore 21). Ed il 1 marzo partirà in tour.
di Enrico Deregibus
Lampo |