News 2001
Ivano Fossati
curerà la colonna sonora del nuovo film di Carlo Mazzacurati
intitolato "A cavallo della tigre"
(dicembre 2001).
Stefano Melone
produce il nuovo album di Rudy Marra
Si chiama “Le parole d’amore” il nuovo album di Rudy Marra, già vincitore
ex-aequo con i Timoria del Premio della Critica a Sanremo nel 1991
con il brano “Gaetano”. L’album, prodotto da Stefano Melone (stretto
collaboratore di Ivano Fossati), comprende tre brani inediti ed altri
tratti da due precedenti album del cantautore, “Come eravamo stupidi” del
1991 e “Sopa d'amour” del 1995. Il nuovo disco è già stato pubblicato in Francia
dall’etichetta Last Call Records, mentre per ora non esiste ancora una distribuzione
italiana. Marra, che sta intanto lavorando ad un nuovo lavoro discografico,
interamente composto da pezzi inediti, ha composta un brano, “Sapevo il credo”,
per il recente disco di Cristiano De Andrè “Scaramante”
(da Rockol - 26 dicembre 2001)
Ivano Fossati partecipa al ributo a Luigi
Tenco con "Ragazzo mio"
E' uscito "Come fiori nel mare" il tributo a Luigi Tenco
ideato da Enzo Onorato con la direzione artistica di Giancarlo Onorato
e Marialaura Giulietti.
Il cd comprende la prtecipazione di numerosi artisti della scena musicale
italiana provenienti dalle esperienze piu' diverse ma accomunati da una sorta
di "debito artistico" verso il cantautore scomparso.
Ivano Fossati gli rende omaggio con una registrazione live di "Ragazzo
mio" tratta dal concerto di Carpi del tour 2000.
Nel cd compaiono tra gli altri Raiss degli Almamegretta (nel progetto
Ashes), Teresa de Sio, i La Crus, Marco Parente, Giulio
casale degli Estra, Roy Paci con , lo stesso Onorato e
John De Leo dei Quintorigo in un "gioco" con Stefano Benni.
(novembre 2001)
E' uscito il
nuovo album dei La Rosa Tatuata intitolato "Bandiera genovese".
Sulla copertina del cd compare la foto del braccio tatuato del cantante, raffigurante
una barca a vela e la scritta "Bandiera genovese".
E' un disco a cui credono molto questi bravi musicisti che sanno fondere la
tradizione cantautorale con un buon rock italiano. Sono molto legati ad una
certa area musicale genovese che vede in De Andre' e soprattutto in
Fossati una fonte ispirativa e di riferimento. Nati nel 1992 hanno
all'attivo una lunga serie di concerti che li vede in giro per la penisola
dal 1993.
Per contatti e per acquistare i loro cd potrete visitare direttamente il loro
sito internet: www.larosatatuata.com
Al congresso
dei DS, che ieri hanno eletto Piero Fassino nuovo segretario del partito,
si è sentita una nuova colonna sonora. Oltre ai “tradizionali” John Lennon
e Ivano Fossati (già ascoltati in altri simili raduni del partito),
sono stati fatti ascoltare alla platea dei delegati brani di Bruce Springsteen,
Bob Dylan, Fabrizio De André, Nino Rota, dell’algerino Khaled e
dell’isareliana Noa.
(da La Stampa - 17 novembre 2001)
Sabato 9 settembre Ivano Fossati sarà
a Festivaletteratura a Mantova per parlare con Pietro Cheli che ne
è il curatore, del suo libro "Carte da decifrare" che uscirà
per Einaudi il 4 settembre.
L'incontro è previsto alla ore 17. Per prenotare i biglietti ci si può collegare
al sito del Festival http://www.festivaletteratura.it che diventa operativo
per le prenotazioni dal 27 agosto.
Sabato 15 settembre Ivano Fossati
sarà a Venezia, ospite della Biennale Musica, per una conversazione
musicale con Franco Fabbri. Il titolo definitivo ancora non c'è e nemmeno
l'orario.
Ivano Fossati dovrebbe partecipare
prossimamente con il brano "Ragazzo mio" a una raccolta-tributo
a Luigi Tenco. Tra i musicisti, sicuramente ci sarà anche Giancarlo
Onorato.
Non ci si lasci ingannare dal titolo, apparentemente
perentorio, in realtà giocoso e ironico. "Not one word" è il progetto "senza
una parola" di Ivano Fossati, annunciato da tempo, a lungo rimandato e ora
concretizzato. Un disco che mischia le carte in tavola della canzone popolare,
perché è fatto di riferimenti popolari (la musica da film, il jazz, il tango),
ma non di canzoni, almeno nel senso tradizionale del termine. In questa lunga
chiacchierata con Rockol, Ivano Fossati ne racconta la genesi e la lavorazione,
anticipando anche i progetti futuri della sua doppia vita.
Di questo progetto strumentale si è parlato a lungo, addirittura già ai tempi
de "La disciplina della terra". Come mai esce solo ora? E' un progetto che
ha richiesto una lunga gestazione. Se lo avessi realizzato allora, ne sarebbe
uscito un lavoro completamente diverso.
In questi due anni e mezzo trascorsi dal primo annuncio fino ad oggi l'idea
è cambiata, si è modificata fino a diventare quella che è finita su disco.
E' questa la ragione del ritardo: sentivo che l'idea stava cambiando e avevo
timore ad affrontare un progetto che neanche io avevo ancora ben chiaro. Com'e
nata l'idea di portare in primo piano quelle trame strumentali che sono sempre
state presenti nella tua musica? Alla base c'era il desiderio di utilizzare
il pianoforte, di provarmi su certe tessiture musicali nuove, c'era la voglia
di fare un salto. Un salto che non è piccolo, ma grande: la rinuncia alla
parola è una svolta importante per uno che ha scritto canzoni per trent'anni.
Scrivere canzoni significa scrivere pensieri: più o meno riusciti, più o meno
alti, ma sempre pensieri. Significa quindi usare le due ruote dell'espressione
musicale, testo e musica. E, poi, nel mio caso, sono riuscito a fare quello
che desideravo dall'inizio della mia carriera: io volevo suonare, mi sono
sempre considerato uno che, cantando, aveva sbagliato mestiere. Può darsi
che a cinquant'anni abbia riequilibrato questa situazione. Se per tutti questi
anni ho desiderato fare una cosa di questo genere, significa che c'era una
brace forte che covava.
Il progetto esce come "Ivano Fossati Double Life". Perché quest'aggiunta nell'intitolazione?
Intanto perché questo progetto andrà avanti. Intendo Double Life come un'entità
artistica diversa da me che scrivo canzoni. Era per dare un segnale netto:
non un autore di canzoni che si mette al pianoforte e scrive anche della musica,
ma uno che reinventa completamente la propria vita artistica. Io credo che,
se mi riuscirà, porterò avanti queste due maniere di esprimermi, una con la
parola, una con la musica.
Il disco ha un titolo inglese, e buona parte delle composizioni hanno titoli
stranieri. Come mai? E' una scelta voluta, per sottolineare che una volta
che si rinuncia alla parola allora qualunque parola in qualunque lingua ha
senso. Un titolo può diventare più evocativo in spagnolo o in francese.
A proposito di titoli: abituato a titolare le proprie canzoni in base alle
parole che ne fanno parte, come ti sei regolato nel titolare le composizioni
di questo disco, che di parole sono prive? Per la prima volta mi sono trovato
nella posizione in cui si trovano tutti i compositori puri, come i jazzisti.
In questi casi o si rinuncia completamente alla profondità del significato,
dando titoli fittizi, oppure si caricano le proprie composizioni di significati
precisi. Io vengo da un'attività di composizione, come quella delle canzoni,
in cui il titolo è fondamentale e deve essere ben radicato dentro il significato
della canzone. Quindi non posso fare a meno di significare un pezzo musicale
con un titolo adeguato. Mi sono trovato per la prima volta di fronte ad una
situazione per me problematica, che non conoscevo: il vuoto di parole ma non
di significato, al quale bisogna dare un nome.
In questo disco affiorano diverse influenze musicali... C'è il tango,
c'è la musica da cinema, ci sono i pianisti. "Not one word", per esempio,
è venuto fuori dal pianoforte dopo aver ascoltato Ahmad Jamal, anche se poi
non gli assomiglia per niente. Quando si apre questa enorme finestra e si
pensa che si ha di fronte tutto il possibile musicale, è una situazione pericolosissima...
E' come se i tuoi binari, stretti e rigorosi, fossero saltati. In questa meravigliosa
selva di cose che ti attirano bisogna trovare la propria strada espressiva.
E' stato
difficilissimo, ma anche uno dei lavori più entusiasmanti che abbia fatto
negli ultimi anni.
Tra i pianisti c'è qualcuno che a cui ti senti vicino in questo disco? Verrebbe
da dire Keith Jarrett... Come chiunque metta le mani più o meno bene sul pianoforte,
adoro Jarrett. Però, se devo pensare a qualcuno che ho nella mente ogni volta
che suono, dovrei citare John Lewis del Modern Jazz Quartet. Al mio livello,
infinitamente più basso, ricordo un suo modo di armonizzare, di portare gli
accordi, forse perché sono cresciuto ascoltandolo.
Tra tutti i brani originali, ce n'è uno che, di fatto, è uno standard, "Besame
mucho"... Com'è nata l'idea di questa inclusione? Mi sembrava una cosa dovuta,
innanzitutto al mio divertimento, perché è un brano che mi piace molto suonare.
Poi dovuta al pubblico: prendendo a pretesto il racconto della storia della
sua autrice, Consuelo Velasquez, l'ho suonata dal vivo negli ultimi due anni
con grande successo. Così ho pensato che a molti avrebbe fatto piacere riascoltarla.
Poi è un brano a cui sono molto affezionato.
Il disco non esce per la Columbia, la tua tradizionale etichetta, ma per la
sorella Sony Classical. Non è impegnativa, come scelta? Ci abbiamo pensato
assieme tutti, perché essere pubblicati da quest'etichetta ha un suo significato
e può essere scambiato come un atto di presunzione. Per cui ho lasciato che
decidessero loro: la Sony Classical fa le proprie scelte su cosa pubblicare
direttamente in America, e io mi sono sottomesso volentieri, inviando loro
tre-quattro composizioni . E' stato un ulteriore esame che ho affrontato volentieri.
Poi la Sony Classical ha creato un recinto per gli anomali, per i pazzi. Un
disco come il mio non viene pubblicato insieme a quelli di Mozart, ma insieme
a quelli di musicisti che provano a fare un tipo di musica difficilmente etichettabile,
che diversamente non avrebbe un territorio. Così mi sono trovato in buona
compagnia con Joe Jackson, con Ryuichi Sakamoto...
Questo progetto prelude anche ad una "doppia vita" dal vivo?
Per il momento no. Ho in mente che "Double life" sarà un progetto di
studio, e se si porterà dal vivo succederà tra un bel po' di tempo. Deve
sedimentare, io stesso devo capire come farlo e se ho voglia di farlo...
Per quanto riguarda l'altra vita, quella delle canzoni, ci sono progetti
in corso? Ho in mente di realizzare un disco di canzoni intorno al 2003,
anche se la data si sposta sempre più in là perché trovo sempre altre cose
da fare che inquietano la mia casa discografica. Ma, certo, c'è in
progetto più di un album...
(Gianni Sibilla) - (da Rockol del 28 maggio 2001)
Inaspettatamente NOT ONE WORD al settimo posto
in classifica
Settimo posto nella classifica dei dischi
piu' venduti per 'Not one word', il nuovo album di Ivano Fossati
uscito una settimana fa.
Un piccolo evento se si pensa che il cd contiene solo pezzi strumentali,
di difficile impatto sul grande pubblico.
(Adnkronos - 28 maggio 2001)
La doppia vita senza parole di Ivano Fossati
Ivano Fossati
ha perso le parole. Non metaforicamente, ma letteralmente: il suo nuovo
progetto si intitola “Not one word”, ed è il disco strumentale cullato
da tempo e annunciato già un paio di anni fa, quando uscì l’ultimo album
di canzoni, “La disciplina della terra”.
Una doppia vita per il cantautore ligure, marcata dall’intestazione del
disco, “Ivano Fossati Doublelife”. “L’ho chiamato così”, spiega Fossati
a Rockol, “intanto perché questo progetto andrà avanti. Intendo Double
Life come un’entità artistica diversa da me che scrivo canzoni.
Era per dare un segnale netto non di un autore di canzoni che si mette al
pianoforte e scrive anche della musica, ma di uno che reinventa completamente
la propria vita artistica. Io credo che, se mi riuscirà, porterò avanti
queste due maniere di esprimermi, una con la parola, una con la musica”.
“Al di sotto di sintomi come le introduzioni strumentali ai brani nei concerti”,
continua Fossati per ricostruire il percorso che ha portato a “Not
one word”. “c’era il desiderio di fare questo salto. Un salto che non
è piccolo, ma grande: la rinuncia alla parola è una svolta enorme per uno
che ha scritto canzoni per trent’anni. Scrivere canzoni significa scrivere
pensieri più o meno riusciti, più o meno alti, ma sempre pensieri. Significa
quindi usare le due ruote dell’espressione musicale, testo e musica. Non
si decide di diventare musicista, ma di usare una sola di queste due ruote.
E, poi, nel mio caso, sono riuscito a fare quello che desideravo dall’inizio
della mia carriera: io volevo suonare, mi sono sempre considerato uno che,
cantando, aveva sbagliato mestiere. Può darsi che a cinquant’anni abbia
riequilibrato questa situazione. Se per tutti questi anni ho desiderato
fare una cosa di questo genere, significa che c’era una brace forte che
covava.”
In “Not one word”, il cui titolo apparentemente perentorio è invece
fortemente ironico, riaffiorano diverse influenze già filtrate nella canzone
fossatiana, dalla musica da film ai pianisti jazz al tango.
“Quando si apre di fronte questa enorme finestra”; spiega Fossati,
“e si realizza che si ha di fronte tutto il possibile musicale, si è una
situazione pericolosissima... E’ come se i tuoi binari, stretti e rigorosi,
fossero saltati. In questa meravigliosa selva di cose che ti attirano, bisogna
trovare la propria strada espressiva. E’ stato difficilissimo, ma anche
uno dei lavori più entusiasmanti che abbia fatto negli ultimi anni”.
“Not one word”, che esce per quella Sony Classical che ha già pubblicato
lavori di Franco Battiato, Joe Jackson e Ryuichi Sakamoto, non verrà
portato su un palcoscenico. E, quanto ai prossimi progetto, Fossati
spiega che il prossimo disco di canzoni non è previsto prima del 2003. Nel
frattempo, giovedì 17 tornerà in televisione, a “125 milioni di caz..zate”,
dal suo “amico Celentano”, per cui ha scritto “Sono un uomo libero”,
pezzo portante di “Esco di rado e parlo ancora meno”.
“In Tv ci vado così di rado ed è l’unico modo per farlo”, racconta Fossati.
“Vado a trovare Celentano: il concetto è questo. Ci siamo conosciuti
di recente, ma siamo diventati parecchio amici. E’ come se andassi in visita
a casa di un amico. Poi cosa succederà, credo che si saprà solo dieci minuti
prima di andare in scena...Probabilmente canteremo ‘Sono un uomo libero’,
ma non so dirlo con certezza”. “Cantare questa canzone sarebbe stato un
serio problema giovedì scorso”, continua Fossati, facendo riferimento
all’uso elettorale che si è fatto del brano. “Questa settimana c’è la libertà
riconquistata di cantare quello che ci pare, perché negli ultimi mesi andare
dovunque significava stare attenti ad ogni cosa che si diceva o si cantava.
Adesso, con buona pace di chi ha vinto e perso, siamo tutti più tranquilli...”
(da Rockol - 15 maggio 2001)
NOT
ONE WORD
L 'ALBUM STRUMENTALE USCIRA'
il 18 MAGGIO
L'annunciato album strumentale
di Ivano Fossati uscirà su etichetta Sony Classical il prossimo 18 maggio
e, coerente con il contenuto (e con il suo autore), si intitolerà "Not
one word".
14 brani di sola musica e una varietà di strumenti usati ora singolarmente
ora in duetto, ora in trio, ora nell'insieme di una grande orchestra, ma
sempre con un protagonista: il pianoforte.
Si è divertito Ivano nella realizzazione di questo album liberando
la sua passione compositiva, si è divertito fin dalla scelta del titolo
perché "Not one word - dice - "è un titolo così perentorio
che va letto ovviamente solo in chiave giocosa, come uno sberleffo alle
parole, anzi alle mie stesse parole, quelle che ho scritto per tanto tempo
e che continuerò a scrivere".
Fossati compone, Fossati suona il pianoforte ma questa volta
non canta: è "Not one word".
Questa volta nessuna parola ma le stesse profonde emozioni di tutti i suoi
album. Per alcuni, forse di più.
Milano, 19 aprile 2001 (comunicato stampa)
In esclusiva per questo sito, anticipiamo i titoli delle canzoni e le note:
not one
word
roobenia
theme for trio
milos
brazzhelia
the wolves' house
theme for duet
le mot imaginaire
besame mucho
lampi
tango disorientato
bells
a due voci per orchestra
raining at my door
AUTORI:
Ivano Fossati tranne:
"BESAME MUCHO" di Consuelo Velasquez
"MILOS" di Claudio Fossati
"TANGO DISORIENTATO" di Ivano Fossati e Paolo Silvestri
MUSICISTI:
Ivano Fossati - pianoforte, vibrafono, armonium
Martina Marchiori - violoncello
Claudio Fossati - batteria e percussioni
Paolo Silvestri - arrangiamenti e direzione orchestra
Gabriele Mirabassi - clarinetto
Luciano Biondini - fisarmonica
Ettore Pellegrino - primo violino
Pietro Cantarelli - tastiere e sonorizzazioni
Orchestra di Roma
Prodotto da Ivano Fossati
Il nuovo Live di
PATTY PRAVO contiene tre canzoni scritte da Fossati
Si intitola "Patty live 99" il nuovo doppio album di Patty Pravo
registrato al teatro Regio di Parma in occasione del tour "Notti, guai
e liberta'", che ripropone i maggiori successi della cantante. Oltre
due ore di musica live, ventidue brani senza nessun ritocco in post-produzione
con arrangiamenti inediti: "Patty live 99" ripercorre cosi' la carriera
della Pravo non solo attraverso brani di successo, come "La Bambola",
"Pensiero stupendo" (Fossati - Prudente) e la piu'
recente "Les Etrangers", ma anche con alcune "perle" come
"Angelus" e "Vola" di Ivano Fossati
e "Emma Bovary" di Franco Battiato. Patty Pravo, impegnata nella
realizzazione di un nuovo disco in studio, non si mostrera' in pubblico nell'arco
dell'anno, fatta eccezione per l'apparizione prevista per il 29 maggio al
"Pavarotti International".
(18 aprile 2001 - grazie Roberto!)
Ivano Fossati al
PIM
Ivano Fossati e' stato premiato al
PIM (Premio Italiano della Musica) con un Premio speciale assegnato
dalla redazione di MUSICA! di Repubblica.
(21 marzo 2001)
Intervento
di Ivano Fossati nella trasmissione di Radio 1 "Il baco del millennio"
- 21/3/2001
Il tema della puntata e' "la
crisi delle ideologie e delle passioni politiche".
IF: Alcuni di noi pensano che le passioni si possano ritenere sopite.
Per quanto mi riguarda, posso dire che le mie sono vivissime e cosi' quelle
di altre persone di mia conoscenza... la voglia di capire la politica, i
rapporti sociali... Penso che sia un vezzo dire che le passioni sono piu'
flebili ora rispetto al passato. A volte le passioni sembrano sopite perche'
manca un orizzonte ben definito davanti, manca un punto d'arrivo chiaro
e allora tutto diventa piu' difficile. Mancano forse le energie, ma non
le passioni. Certo, ci vuole una grande forza di volonta', occorre vivere
a contatto con la gente, non basarsi solo su quello che dicono i giornali
e le televisioni, perche' la vera informazione e' quella che si basa sulla
conoscenza delle persone e sui contatti umani.
D: E per quanto riguarda le passioni amorose? Che ne pensi del fenomeno
delle chat line?
IF: Io sono ancora dell'idea che le persone vanno guardate in faccia,
stare di notte davanti a una tastiera non mi convince, non mi appartiene.
Pero'... la vitalita' c'e'... e si esprime anche scrivendo qualcosa su una
tastiera.
D: Allora non pensi che questo sia "un tempo sbandato"?
IF: No, no, se penso ai racconti dei tempi di guerra e anche dell'immediato
dopoguerra... quelli si' erano tempi sbandati!
D: Quindi non pensi che oggi le passioni politiche siano sopite?
IF: Non credo, penso che quando c'e' un tema importante, le persone
si ridestano, cioe' quando si ritrovano gli stimoli giusti, allora ritorna
la voglia di partecipare.
D: Invece la passione per la musica passa indenne attraverso gli anni
e i secoli!
IF: Nel mio caso si', ma e' anche una difesa, un conforto, non e' solo
passione, e' anche un involucro per proteggerci da cio' che non riusciamo
a capire o da cio' che e' passato e non siamo riusciti ad afferrare.
D: Allora, Ivano, possiamo trarre una conclusione da quello che si e'
detto?
IF: E' difficile, perche' ognuno di noi reagisce in un modo diverso
dagli altri, non esiste una sola storia. I sondaggi ingannano, non ci credo,
possono aiutarci a capire le cose, ma non bastano da soli, ci vuole anche
una grande capacita' di analisi, perche' il modo di pensare di una persona
non coincide mai completamente con quello di un'altra persona.
Ivano Fossati con
Elisabetta Pozzi improvvisando tra musica e poesia
In uscita per EINAUDI - Stile Libero
E' in uscita la registrazione dello
spettacolo di Ivano Fossati con Elisabetta Pozzi, Mario Arcari
e Claudio Fossati che in forma di quartetto si esibirono sperimentalmente
in alcune date in giro per l'Italia.
Si tratto' di "scambi pressoché telepatici in tempo reale fra i quattro
componenti del quartetto, su musica del Novecento, parole, teatro, intuizioni,
canzoni, tecnologia ed altro. Come raccontare che la parola nasce già musica
accostata al pensiero".
Il cofanetto dovrebbe essere composto da un compact disc registrato al Salone
della Musica di Torino nel 1998, più un volume che raccoglie le poesie lette
da Elisabetta Pozzi durante il concerto e una lunga intervista (molto
recente) ad Ivano Fossati
(22 febbraio 2001)
"La canzone
per Celentano non è un inno politico"
Ivano Fossati spiega le ragioni della
sua "Io sono un uomo libero", che D'Antoni ha voluto per Democrazia
Europea
ROMA - E' passato qualche mese da quando il disco di Celentano presentò
a sorpresa una canzone di Ivano Fossati dal titolo "Io sono un uomo
libero". Una canzone che creò un certo stupore, non solo per l'inedita
collaborazione tra due artisti legati a mondi musicali molto diversi, ma anche
per alcune frasi del testo. Allora il cantautore non volle parlarne, per ovvia
riservatezza, per non approfittare dei riflettori
accesi, ora ha cambiato idea anche perché la ormai famosa canzone è stata
usata più o meno come un inno dalla recente formazione politica di Sergio
D'Antoni, Democrazia Europea. Le ha creato fastidio, Fossati? «Quando
le canzoni nascono, hanno delle intenzioni che poi seguono
direzioni impensate, poi stavo seguendo la formazione politica di D'Antoni,
che dice, e devo ammettere che lo ha detto anche garbatamente, di riconoscersi
nelle parole della canzone, anzi in alcune parole, soprattutto in questo gancetto
che era costruito come la classica lenza per
tonni: "né di destra né di sinistra"». Ma non è proprio un inno...
«Il punto è che la usano nelle
loro manifestazioni, negli incontri, sottolineare che sia un inno o meno,
cambia poco la sostanza. Visto che la canzone è pensata in modo molto più
individualista e anarcoide, allora mi piace dirlo. A volte il silenzio può
sembrare acquiescenza. Non è un caso che io l'abbia scritta per Celentano,
che è una provocazione vivente, un lucignolo».
Insomma sono caduti in una specie di equivoco. Però già un'altra sua canzone
fu usata per manifestazioni politiche, era "Canzone popolare", e
fu usata come inno dell'Ulivo. «Quella volta mi fu chiesto, era
un fatto ufficiale, ho accettato e me ne sono preso tutte e responsabilità,
con dignità altrettanto ufficiale. In questo caso è completamente diverso,
invece bisogna essere chiari. D'Antoni è stato puntale nel chiarire lo spirito
con cui ha scelto la canzone, solo che da parte mia devo essere altrettanto
puntuale nel chiarire quali erano le intenzioni».
A proposito, com'è nata la canzone? «Io sono sempre stato un ammiratore
di Celentano, non c'eravamo mai incontrati, ma l'idea di scrivere una canzone
per lui l'avevo in mente da tempo, non è certo nata sulla
scia delle sue grandi vendite...». Conoscendola, credo che il dubbio non
sia venuto a nessuno... «E' stata una questione di simpatia, dopo averlo guardato per anni, ha cantato
capolavori e canzoni terribili. Cantava "Il ragazzo della via Gluck"
che era un capolavoro e poi infilava una roba incredibile come "Tre passi
avanti". Eppure, malgrado i miei interessi musicali siano diversi, mi
è sempre stato caro. Quando lo sentii cantare "Azzurro" rimasi incantato,
anche per la scelta, era una canzone difficilissima,
di grandissima intelligenza...». Poi l'ha anche conosciuto... «Sì,
e in un certo senso la realtà è anche meglio. Mi ha dato
un'impressione che danno pochissimi, e cioè che la sua umanità superi il personaggio,
dopo anni in cui sono rimasto spesso deluso dall'umanità privata di persone
che mi sembravano affascinanti. Col tempo mi è successo addirittura a volte
di preferire non conoscere certe persone per continuare a volergli bene artisticamente
per tutta la vita. Nel caso di Celentano
è successo l'opposto...». La canzone comunque rimane singolare. Sembra
cucita addosso a Celentano, ma da qualche parte c'è anche Fossati...
«E' vero. Anche in passato mi sono divertito a cucire canzoni su
interpreti, perché è un grande divertimento. In questo caso l'ho ricavata
da alcune sovrapposizioni di colori che vedevo addosso ad Adriano, ho scritto
cose che mi riguardano ma amplificate dall'idea di Celentano. E' stato come
uno sdoppiamento, un incrocio, un incontro tra due lucignoli. Lui ha reagito
con grande divertimento. E' così intelligente che capisce immediatamente cosa
farne di una canzone. Lui si è
divertito un poco a imitare me, io a resistere a non imitare lui». Rimarrà
un episodio isolato? «Non lo so, mi piacerebbe continuare, perché no, se
ci vengono altre idee...». Tutto fa pensare che la vedremo a fianco di
Celentano nel suo prossimo programma televisivo. Non è così? «Ma sì, credo proprio che ci andrò, anche
se non sappiamo ancora a fare cosa. Ammesso che sapremo qualcosa fino a un
momento prima di andare in onda. Del resto è una delle rarissime volte che
vado in televisione, e allora preferisco divertirmi con lui. Con Celentano
si può arrivare a un rapporto quasi familiare, capisci che hai a che fare
con un uomo affidabile. La prima cosa che ho pensato quando l'ho conosciuto
è che non sia affatto casuale
che abbia ancora successo dopo 40 anni d carriera». (Gino Castaldo - La
Repubblica 22 febbraio 2001)
Anteprima del nuovo
tour di Fiorella Mannoia
Cagli, 18 febbraio 2001 - E' molto,
ma veramente tanto diverso da tutti i concerti che Fiorella Mannoia ha fatto
sino ad oggi. Credo che si sia presentata al meglio della sua qualita d'interprete.
Fossati e' molto presente, e si sente tutto! 'Fotogramma': sentirla cantare
in concerto ha tolto qualche velo: forse quello che mancava sentendola sul
disco era proprio quell'intensita' che invece concentra e poi irradia dal
palco. Lo spazio dedicato alle canzoni di 'Fragile' e' tanto, ma se sul disco
poteva fare un effetto, in concerto e' tutta un'altra cosa: dal vivo Fiorella
ha sempre interpretato delle cover, e a un tratto ho ripensato al disco come
un'elegante versione 'studio' di quello che poteva essere un piccolo live:
in certe cose veramente un piccolo bijoux. Non e' poi cosi' fragile. Il primo
tempo e' un po' lento, ma a mio parere alla fine del concerto l'impressione
che si ha e' che il tutto sia stato pensato in maniera abbastanza equilibrata.
Alcune note: 'Sally' la fa ancora, ormai e' sua, 'I dubbi dell'amore' (riarrangiata)
e 'Le notti di maggio' solo voce-piano-tastiere sono semplicemente sublimi,
e poi 'terra dove andare', 'I treni a vapore' nell'arrangiamento fossatiano
e' una carezza; 'Khorakhanè'. Ha ripreso 'Apri la bocca (e fai fuoco!)'
dei Rosso Maltese, che tre anni fa aveva lasciato perdere dopo le prime cinque
date. I musicisti sono in parte i compagni di viaggio di una vita: Elio Rivagli,
Franco Testa, Piero, Pietro Cantarelli e Maurizio Giammarco, piu' una new
entry, Luca Scarpa, che alcuni hanno gia' potuto apprezzare al Tenco assieme
alla Vanoni ed e' venuto a sostituire Danilo Rea ('ostaggio' di Baglioni),
e sinceramente ha dato del suo meglio per non farlo rimpiangere... riuscendoci.
Una piccola nota di costume, per chi fosse interessato: smessi gli Avirex
le canotte e le giacche di pelle, siamo decisamente sul versante paillettes,
con un pantalone a spacchetto stupendo!
(simpaticamente Lucia Falzari - 22 febbraio 2001)
Nuovo album di Anna
Oxa
Nuova svolta nella sua carriera con un
disco autoprodotto. Inizia un nuovo percorso slegato da obblighi di contratto.
...il disco si chiude con "Un'emozione da poco" il brano
che Ivano Fossati scrisse ventitré anni fa per l'esordiente Oxa. Nuovi
arrangiamenti e nuova interpretazione su diversi timbri: per ripartire da
dove tutto è cominciato
(22 febbraio 2001)
FRAGILE" il nuovo album di Fiorella Mannoia
Prodotto ed arrangiato da Piero Fabrizi,
registrato fra l’Italia e l’Inghilterra con l’ausilio di strumentisti italiani
e stranieri, Fragile (in uscita il 2 febbraio) contiene 9 canzoni scritte
da Paolo Conte, Fabrizio De André, Ivano Fossati, Francesco De Gregori e dallo
stesso Fabrizi. Il singolo “Fragile” è un brano cupo e triste che esprime
lo struggente senso di smarrimento, di vuoto, di paura e di solitudine conseguente
alla fine di un rapporto (“E’ un altare di ricordi questa stanza nera,/sacro
luogo di promesse per la vita intera./Quanto nitido rancore dovrò cancellare?/Quale
livido silenzio dovrò sopportare?”
Le canzoni sono: FRAGILE di Fabrizi, OCCHI NERI di Fabrizi,
FOTOGRAMMA (QUELLI SIAMO NOI) di IVANO FOSSATI, COME MI VUOI
di Paolo Conte, L'ASSENZA di Fabrizi, L'UCCISIONE DI BABBO NATALE
di Francesco De Gregori, IL PESCATORE di Fabrizio De Andre'/G.P. Reverberi/F.
Zauli, L'ALTRA META' (NOTTE DI GUERRA IN EUROPA) di Fabrizi e L'UOMO
DI POLVERE musica di Piero Fabrizi - testo (bellissimo) di Ilaria Scala.
Immediatamente dopo l’uscita del disco partirà il nuovo tour teatrale della
Mannoia: la prima data si terrà a Orvieto il 14 febbraio.
Per l'occasione verra' inaugurato contemporaneamente all'uscita dell'album
il suo nuovo sito http://www.fiorellamannoia.it
che seguira' lei personalmente, con il suo computer portatile, per tutto il
tour.
In anteprima, il testo di Fotogramma
(quelli siamo noi)
Scritta da Ivano Fossati
per Fiorella Mannoia e contenuta nell'album FRAGILE
Fotogramma (quelli siamo noi)
Quelli siamo noi
guarda che zampe possenti, che denti che schiena
quelli siamo noi
guarda che fame e che velocita'
siamo toccati dal mondo senza sfortuna ne' sventura
corri bello e ridi con tutti i denti
corri che fottere la terra non sara' bene ne' male mai piu'
quelli siamo noi
Guarda che occhi e che pelle di cuoio
guarda che bestie, che muscoli duri,
che rincorsa e che polvere
corri che siamo noi...
Santa madre dell'incertezza
prega per questo repertorio umano
che non ha piu' calze ne' scarpe
e' caldo ne' freddo
la giostra accelera i suoi giri
e basta un niente alla gente
per volare giu'
senza fortuna e sventura,
ne' bene ne' male
ne' caldo ne' freddo
corri, bello, che quelli siamo noi
quelli siamo noi, amore mio
quelli siamo noi
La Crus, nuovo
album in cui reinterpretano 13 "classici" della canzone italiana
Un viaggio attraverso 40 anni
di musica italiana attraverso 13 canzoni riprese e riarrangiate secondo i
canoni estetici contemporanei che sono ormai la caratteristica peculiare della
band di Mauro Ermanno Giovanardi, Cesare Malfatti e Alessandro Cremonesi.
Nell’album ci sono ospiti già presenti nel precedente “Dietro la curva del
cuore” (Cristina Donà, Fabio Barovero dei Mau Mau, Manuel Agnelli degli Afterhours
e Roberto Vernetti) e altri amici come Daniele Di Gregorio, Romina Slavadori
degli Estasia, Samuele Bersani e Patty Pravo. “Crocevia” giunge esattamente
a due anni di distanza da “Dietro la curva del cuore”; due anni in cui “ci
siamo tolti un po’ di soddisfazioni”, come afferma il cantante Mauro Ermanno
Giovanardi, attraverso vari progetti come il tour con il quartetto d’archi,
quello con l’orchestra sinfonica e quello in duo con Gio e Cesare in collaborazione
con un regista che lavora con i video. I 13 titoli proposti riprendono dunque
canzoni italiane più o meno famose di varie epoche e le attualizzano attraverso
uno stile uniforme che è poi lo stile caratteristico dei La Crus: cantato
classicamente emozionale e basi elettroniche, con arrangiamenti scarni e atmosfere
dilatate. L'intervista completa ai La Crus verrà pubblicata nei prossimi giorni
da Rockol. Ecco la tracklist del disco:
“Estate” (Bruno Martino)
“Pensiero stupendo” (Ivano Fossati/O. Prudente)
“Tutto fa un po’ male” (Afterhours)
“Insieme mai” (Nada)
“Annarella” (CCCP)
“Via con me” (Paolo Conte)
“E penso a te” (Lucio Battisti)
“Giugno ‘73” (Fabrizio De André)
“L’illogica allegria” (Giorgio Gaber)
“Un giorno dopo l’altro” (Luigi Tenco)
“La costruzione di un amore” (Ivano Fossati)
“Vorrei incontrarti” (Alan Sorrenti)
“Ricordare” (Ennio Morricone)
(da Rockol - 24 gennaio 2001)
Elettrojoice, nuovo
album tra Fossati e i Diaframma
E' uscito "Illumina", terzo album dei romani Elettrojoice, preceduto
dal singolo "L'evoluzione dei pesci". Un disco che registra sensibili
variazioni rispetto ai due precedenti, che unisce uno sforzo di ricerca sulla
"musicabilità" della lingua italiana a influenze sonore che spaziano
fra atmosfere acustiche, cupi slanci chitarristici e esplosioni elettriche
alla Joy Division. "E' un progetto legato alla canzone italiana, nel
senso più serio - afferma il leader Filippo Gatti -, mischiata con uno stile
internazionale legato al rock o comunque alla musica moderna.
Ascoltando la linea melodica della voce è impossibile non pensare a Ivano
Fossati, autore che in Italia ha sicuramente fatto scuola. Il paragone
non scomoda minimamente Filippo, che afferma: "Negli anni '60 e '70 abbiamo
avuto dei cantautori straordinari. Fossati (come Federico Fiumani dei
Diaframma) è uno di quelli che più degli altri ha affrontato la parola italiana
su ritmiche e sonorità più vicine al rock.
Il leader Filippo Gatti: "Se in altri paesi puoi basarti su una strada
battuta da grandi cantanti o grandi gruppi, in Italia abbiamo pochissimi riferimenti,
soprattutto nella musica rock. Allora, se qualcuno ha avuto delle trovate,
trasformiamole in tradizioni!. Quando ho ascoltato Fossati mi sono
detto: caspita, questo funziona! Capisco tutto ed è intenso e moderno."
(da Rockol - gennaio 2001)
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